Il rapporto annuale del ministro del Lavoro e dell’Anci mostra dati sconvolgenti.
Il ministro del Lavoro Andrea Orlando e il presidente Anci Decaro hanno sottolineato l’importanza di “restituire dignità ai lavoratori”. A tutti i lavoratori dato che in Italia ci sono oltre 10mila migranti che lavorano in agricoltura che non godono di alcun diritto e vivono in insediamenti informali nel nostro paese. Qui vigono regole di sfruttamento e caporalato e non viene garantito alcun diritto neanche quelli basilari dato che sono luoghi privi di servizi essenziali. L’integrazione è ancora lontana nei fatti in Italia.
Quello che emerge dal Rapporto “Le condizioni abitative dei migranti che lavorano nel settore agroalimentare” pubblicato dal Ministero del Lavoro e dall’Anci nell’ambito del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022 è un quadro negativo. Il rapporto mostra i risultati di un’indagine senza precedenti che ha coperto tutto il territorio nazionale. Tutto è stato censito.
I migranti in condizioni indignitose
I comuni hanno compilato un questionario su presenze, flussi, caratteristiche dei lavoratori agricoli migranti e sistemazioni alloggiative: dalle abitazioni private e strutture, temporanee o stabili, attivate da soggetti pubblici o privati, fino agli insediamenti informali o spontanei non autorizzati. All’interno dei questionari sono stati inseriti anche i servizi messi a disposizione degli ospiti di questi luoghi. 38 Comuni hanno segnalato la presenza di 150 insediamenti informali non autorizzati con sistemazioni con baracche, tende o palazzi occupati.
Nelle regioni meridionali si registra maggiormente questo fenomeno, sono 11 le regioni in testa alla classifica. Ma il problema non si limita alle regioni del sud, anzi interessa allo stesso modo tutto il paese. “Questo Rapporto non è la semplice mappatura di come i migranti vivono e lavorano nei nostri campi, ma restituisce in maniera più ampia il modo in cui sui nostri territori, oggi, riconosciamo o neghiamo dignità a quelle vite e a quel lavoro“, scrivono nel Rapporto il Ministro del Lavoro e il presidente dell’ANCI. “Troppo a lungo abbiamo portato il peso di luoghi che negano i nostri principi costituenti e il rispetto dovuto a ogni essere umano. Li abbiamo, etimologicamente, tollerati. Non possiamo e non vogliamo più sostenere quel peso. Riconsegniamo ovunque alle parole “casa” e “lavoro” il senso che dovrebbero avere”.