Operaio non obbedisce a Putin: generali lo mandano a casa

Operaio non obbedisce a Putin: generali lo mandano a casa

Un giovane operaio di 20 anni si è ribellato alle imposizioni di Putin: dopo il rifiuto di combattere i generali lo hanno mandato a casa.

Si sarebbe opposto alla mobilitazione parziale indetta dal leader del Cremlino, Vladimir Putin. Il protagonista è un operaio russo, di soli 20 anni. Si chiama Anton Gnedovets, e di mestiere faceva l’operatore di fresatrici presso un istituto tecnologico di Mosca.

Il rifiuto del giovane

Il giovane 20enne sarebbe stato congedato dall’esercito dopo il suo rifiuto nel sottostare alla volontà dello zar russo. A quel punto i generali avrebbero deciso di mandarlo a casa. Il giovane operaio 20enne avrebbe prima condotto uno sciopero della fame, poi avrebbe rifiutato di indossare l’uniforme dell’esercito russo. Tutta la vicenda è comparsa nel giornale Mediazona, per poi essere raccontata nuovamente da Meduza.

Il protagonista della vicenda aveva completato il servizio militare obbligatorio già durante l’autunno del 2021. Poi, a partire da marzo 2022, aveva iniziato a lavorare come operatore di fresatrici presso l’Università Bauman, una famosa scuola di tecnologia a Mosca. Proprio grazie al suo impiego, Anton Gnedovets aveva la possibilità di opporsi alla mobilitazione parziale indetta da Vladimir Putin.

La convocazione

Nonostante questo suo diritto, è arrivata la lettera di convocazione alla mobilitazione parziale. A quel punto, il giovanissimo si è ritrovato a dover partire la mattina dopo per l’ufficio di leva. Il suo intento era quello di presentare i documenti che sancivano la sua possibilità di esenzione dalla mobilitazione parziale.

Anton Gnedovets ha raccontato la sua storia: «Pensavo che avrebbero approvato l’esenzione e mi avrebbero mandato a casa», dice. Però, una volta presentati i documenti, l’ufficio di leva ha asserito che il suo certificato d’esenzione fosse falso. A quel punto il 20enne è stato caricato su un autobus insieme ad altri coscritti, diretto alla base militare di Naro-Fominsk.

Appena mobilitati, i soldati hanno ricevuto le uniformi da indossare. Da lì la protesta di Anton, che si è categoricamente rifiutato di indossare l’uniforme. Poi sono arrivate le minacce degli ufficiali, che dopo averlo convocato al quartier generale, hanno tentato di imporgli gli ordini. Dopo un ennesimo rifiuto, i generali gli hanno indicato un letto «dove mettersi e marcire. Se morirai, diremo che ti sei suicidato», hanno dichiarato gli ufficiali. Il 19 ottobre, Anton è stato licenziato dall’unità.