25enne torturato e ucciso, arrestati due tunisini

25enne torturato e ucciso, arrestati due tunisini

I Carabinieri di Bologna sono riusciti a risalire agli ultimi due arrestati grazie all’intercettazione di una chat sui telefoni.

Corrono le indagini sulla morte di Kaled Maroufi, il 25enne tunisino senza fissa dimora ucciso a Bologna il 12 luglio scorso. Maroufi nei giorni precedenti alla sua morte, aveva commesso una rapina a Rimini insieme a quelli che sono poi diventati i suoi aguzzini. Il 25enne è stato torturato a morte dopo essere stato sospettato di impossessarsi di parte della refurtiva.

sirene Polizia

L’arresto

Le indagini hanno permesso di ricondurre i carabinieri di Bologna agli spostamenti degli ultimi due indagati, anche attraverso la comparazione delle celle telefoniche dal luogo dell’omicidio al sistema wi-fi dei treni sui quali sono saliti. 

Secondo le ricostruzioni, dopo l’omicidio i due arrestati di oggi sono fuggiti in Germania mentre i tre che avevano tentato di fuggire in Francia sono stati fermati a Ventimiglia: due di loro sono stati posti subito in carcere, il terzo era stato messo in libertà e poi incarcerato solo a dicembre.

I due complici della rapina, anch’essi tunisini 20enni, sono stati fermati e arrestati in Germania solo oggi dopo la loro fuga, sulla base delle indicazioni fornite dai carabinieri di Bologna. Uno dei due si trovava in carcere a Mannheim per avere usato monete false, l’altro è stato preso nei giorni scorsi a Karlsruhe. Nei confronti dei due, sono state avviate le procedure di estradizione.

Le intercettazioni

Sono stati i messaggi che i cinque arrestati si inviavano, a rappresentare una minaccia per sé stessi. I militari, infatti, sono riusciti a rintracciare le conversazioni tra loro grazie alla comparazione delle celle telefoniche e il Wi-Fi dei treni sui quali sono saliti. 

Durante la fuga, dopo l’omicidio di Kaled, i ragazzi si accusavano tra di loro: “Mi stai dicendo che il ragazzo è morto?”, scrive uno. “Io ti avevo detto di torchiarlo piano e tu sei andato oltre”, è la risposta. Poi un video di 32 secondi, trovato nel cellulare di uno degli indagati, in cui si vede l’ultimo arrestato torturare la vittima, legata a una sedia, con un coltello.

“L’avete visto il ladro, qui, che ha un tatuaggio con scritto mamma?”, dice, mentre probabilmente pratica a Kaled dei tagli proprio sul tatuaggio. L’arrestato è stato riconosciuto grazie alle cicatrici presenti sull’avambraccio della mano che impugna il coltello e alla voce, la stessa dei messaggi vocali inviati dal treno. Le torture su Kaled sono durate tra le tre e le quattro ore, mentre veniva colpito da pugni, calci e coltellate in ogni parte del corpo.