Il 29 luglio 1983, in via Pipitone a Palermo, il magistrato Rocco Chinnici viene trucidato in un attentato mafioso. Muoiono anche i due uomini di scorta e il portiere dello stabile. Aveva ideato il pool antimafia.
La mafia uccide solo d’estate è il titolo di film, serie tv e libri. La storia, negli anni, ha raccontato in effetti come Cosa Nostra abbia compiuto gran parte degli omicidi addebitatigli proprio nei mesi più caldi. Così fu il 29 luglio 1983…
La strage in via Pipitone
La mattina del 29 luglio 1983 una Fiat 126 di colore verde esplode davanti all’abitazione del giudice Rocco Chinnici, sita in via Pipitone, a Palermo. Il detonatore innescò l’esplosione di 75 kg di esplosivo: la scena che si presenta ai soccorritori è sconcertante. “Palermo come Beirut” dirà il cardinale ai funerali del magistrato. Il capo dell’Ufficio istruzione del capoluogo siciliano muore dilaniato, come i due uomini di scorta, il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta. Perde la vita anche Stefano Li Sacchi, portiere dello stabile. Per la strage sono state comminate 12 condanne all’ergastolo.
La carriera e la lotta alla mafia
Rocco Chinnici, nato a Misilmeri nel 1925, entra in Magistratura nel 1952. Nel 1966 approda all’Ufficio istruzione di Palermo: tre anni più tardi indaga sulla Strage di Viale Lazio. Tra la fine degli Anni ’70 e l’inizio degli Anni ’80 il capoluogo siciliano è devastato da una nuova guerra di mafia. Cadono i giudici Terranova e Costa. A quel punto, Rocco Chinnici pensa all’istituzione del pool antimafia, nel quale entrano a far parte i giovani magistrati Falcone e Borsellino. In un’intervista, ebbe a dire: “Un mio orgoglio particolare è una dichiarazione degli americani secondo cui l’Ufficio Istruzione di Palermo è un centro pilota della lotta antimafia, un esempio per le altre magistrature d’Italia. I magistrati dell’Ufficio Istruzione sono un gruppo compatto, attivo e battagliero“.