Il prezzo del petrolio si trova ormai da diverso tempo in una sorta di fase laterale che ricomprende WTI e Brent nella fascia tra i 40 e 50 dollari al barile.
Uno dei fattori che sicuramente ha contribuito al verificarsi di questa situazione è certamente lo Shale oil nordamericano che ha riposizionato gli Stati Uniti in un ruolo di primo piano tra i Paesi estrattori di idrocarburi.
La rivoluzione che gli stati Uniti hanno messo in atto negli ultimi anni era di rendere il paese indipendente a livello energetico grazie proprio al petrolio di scisto.
La soluzione innovativa è stata resa possibile grazie la tecnica del “fracking”: ossia quel processo che consiste nel perforare il terreno fino a raggiungere le rocce che contengono i giacimenti di gas naturale e successivamente iniettare un getto ad alta pressione di acqua mista a sabbia e altri prodotti chimici per provocare l’emersione in superficie del gas.
Il mercato dello shale oil ha creato una profonda rivoluzione nel mercato globale , di fatto diventando concausa del crollo dei prezzi del greggio: i pozzi arrivano a produzione con tempi e spese molto ridotti rispetto a quelli necessari per i giacimenti convenzionali.
La riduzione dei costi dello shale determinò un grosso ridimensionamento per le aspirazioni da parte dei Paesi dell’Opec di mantenere determinati prezzi sul greggio, venendosi così a creare tutti i presupposti per la discesa del prezzo del petrolio iniziata sul finire del 2014 dagli allora 100 dollari ai minimi registrati in area 30$ all’inizio di quest’anno.
Vi è quindi un merito, seppur indiretto, dei petrolieri texani se l’Italia risparmia 24 miliardi di euro all’anno di bolletta energetica. Ma è anche colpa loro se i giganti del petrolio, come l’Eni, sono costretti a tagliare miliardi di investimenti.
E ora il pericolo è che la riduzione dei prezzi del petrolio faccia inceppare o quanto meno rallentare il motore dell’economia americana. Secondo alcuni studi però si ritiene che lo shale oil nonostante abbia subito i maggiori tagli nell’industria petrolifera riuscirà più facilmente a ripartire in quanto i progetti legati a questo tipo di estrazione hanno ormai un breakeven di appena 50 $/barile.
L.D.R. | UNICASIM