Seggi chiusi in Iran per il rinnovo del Parlamento. Conservatori favoriti, riformisti disinteressati: il Paese vive una crisi profonda.
TEHERAN – L’Iran ha votato per il rinnovo del Parlamento. Le urne si sono chiuse alla mezzanotte di venersì, le 21.30 italiane.
Iran, scontata la vittoria dei conservatori
I 58 milioni di aventi diritto sono stati chiamati alle urne per eleggere i 290 deputati del Parlamento e i sette membri dell’Assemblea degli Esperti. Già nella giornata di sabato sono attesi i primi risultati dai piccoli centri mentre per le grandi città l’attesa potrebbe durare fino a 72 ore.
La situazione che sta vivendo l’Iran ha portato molti cittadini a disaffezionarsi alla politica, in particolare l’ala riformista. Pertanto, appare scontato che i conservatori faranno incetta di seggi. La grande selezione operata nei confronti dei candidati riformisti e moderati da Parte del Consiglio dei Guardiani, insieme a un periodo di grandi tensioni con gli Stati Uniti che ha ricompattato la società verso l’ala conservatrice. I media iraniani hanno evidenziato che 160 dei 290 seggi a disposizione vedranno sfidarsi solo conservatori e ultraconservatori.
L’appello di Khamenei
Tra i primi esponenti della Repubblica islamica a votare l’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema, che ha rilasciato alcune dichiarazioni ai giornalisti presenti al seggio numero 110 di Teheran. L’ayatollah ha fatto un nuovo appello al voto, sottolineando che “chi ha a cuore l’interesse nazionale deve partecipare alle elezioni” e ribadendo che “votare è un dovere religioso“.
Attesa per l’affluenza
Se è scontata la vittoria dei conservatori, il regime di Teheran è preoccupato per l’affluenza ai seggi. Alle ultime elezioni parlamentari del 2016 l’affluenza è stata del 62%, più o meno in linea con quella delle precedenti consultazioni per il rinnovo del Majlis. Sull’affluenza, tuttavia, potrebbe incidere il fattore coronavirus. In Iran, infatti, da mercoledì si contano i primi contagi, in particolare a Qom, con un bilancio già di due morti.