Roberto Baggio parla della sua vita lontano dal mondo del calcio e non risparmia stoccate ad ex colleghi ed ex allenatori.
Intervenuto ai microfoni di Venerdì de la Repubblica, Roberto Baggio rompe il silenzio che lo ha sempre circondato da quando si è ritirato dal mondo del calcio. A differenza di molti suoi colleghi, a differenza di quasi tutti gli ex campioni, il divin Codino ha deciso di ritirarsi sostanzialmente a vita privata, di fuggire la luce dei riflettori, di non occupare un posto negli studi televisivi.
Roberto Baggio e la vita lontano dal calcio: “Vedo ex colleghi che sentenziano da professori, me li ricordo incapaci di fare tre palleggi con le mani”
“Non guardo le partite, non mi divertono quasi mai. Dare giudizi sugli altri mi mette a disagio, non vado in tv, vedo ex colleghi che sentenziano da professori, ma me li ricordo incapaci di fare tre palleggi con le mani“, è il duro messaggio di Roberto Baggio, che evidentemente preferisce la vita lontano dagli schermi ed evidentemente non apprezza qualche volto noto dei salotti sportivi.
“Lasciare il calcio mi ha ridato vita e ossigeno”
Roberto Baggio poi ha parlato della sua vita senza calcio. Lui ha deciso di dedicarsi all’agricoltura, di vivere immerso nella natura.
“Lasciare il calcio mi ha ridato vita e ossigeno. Stavo soffocando, troppo dolore fisico. Faccio la cosa più bella, sono a contatto con la natura. Spacco la legna, uso il trattore e la sera sono così stanco che mi gira la testa. Totti non voleva smettere, io non vedevo l’ora. Ibrahimovic è della stessa pasta di Francesco“.
Roberto Baggio e il rigore al Mondiale USA ’94
Ma un rimpianto c’è: il rigore sbagliato in quella maledetta finale del Mondiale Usa ’94. Il rigore che tutti gli appassionati hanno impresso nella memoria.
“Ancora non mi perdono il rigore sbagliato nella finale del Mondiale di USA ’94 contro il Brasile. Non c’è religione che tenga, quel giorno avrei potuto uccidermi e non avrei sentito niente“.
Sacchi e Mazzone: il rapporto con gli allenatori
Baggio non risparmia una stoccata neanche ad Arrigo Sacchi, il Ct che non lo convocò agli Europei del 1996.
“Non mi portò agli Europei del 1996 per dimostrare che gli schemi sono più importanti dei giocatori: non è arrivato ai quarti di finale […]. Non ce l’ho con gli allenatori, ma l’unico con cui mi sono trovato bene è Carletto Mazzone: un uomo libero e realizzato che non si metteva in competizione con i calciatori”.