Israele è andato nuovamente al voto e queste elezioni hanno segnato il ritorno di Netanyahu con la vittoria di destra nazionalista.
Benjamin Netanyahu ha dichiarato di essere vicino “ad una grande vittoria”. Il suo partito Likud è in netto vantaggio con il 62% dei voti e si conferma primo partito di Israele seguito dai centristi di Lapid e il partito di estrema destra “Sionismo religioso” e i centristi di Gantz. Il centrosinistra è al momento sotto la soglia di sbarramento per l’ingresso nella Knesset.
Queste elezioni sono le quinte in soli quattro anni. Nonostante sia sotto processo per corruzione attualmente, Netanyahu ha conquistato il 69 seggi su 120. Il ritorno di “Bibi”, come viene chiamato dai suoi sostenitori, segna il suo riscatto di ritornare a fare il premier del paese da cui era stato “ingiustamente” – come ritiene – di essere stato sollevato dai suoi rivali e dalla magistratura. Da quanto è stato accusato di abuso di potere e corruzione, Netanyahu è stato estromesso ma ha cercato di ritornare al potere ben tre volte.
Il premier alleato dell’estrema destra è un problema per gli arabi
I premier che lo hanno sostituito però non sono durati molto e in tutto questo tempo non ha smesso di logorare gli avversari compattandosi altri partiti, ad assicurargli il sostegno anche i due partiti ortodossi e i nazional-religiosi. Il suo partito in questo modo Likud, si è spostato ancora più a destra. La sinistra oggi in Israele è marginale e questo è un problema ancora più grande per la questione palestinese.
Negli ultimi tempi nei territori occupati la situazione sta precipitando soprattutto in Cisgiordania dove aumentano i morti. Ma questo non viene nemmeno menzionato nelle campagne elettorali israeliane, soprattutto con Netanyahu che bada solo alla sicurezza del suo popolo, la popolazione araba rischia altre violente repressioni. Anche perché questa volta ad essere alleati del premier è il partito di estrema destra Potere ebraico.