La neo premier Giorgia Meloni ha spiegato come la battaglia su carne e vino valga per l’economia italiana ben 40 miliardi di euro.
Secondo quanto stabilito dalla Commissione Ue, sia la carne che il vino sono stati eliminati dalla lista degli alimenti dannosi per la salute. Secondo il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, quello raggiunto è un “grande risultato”. Si tratta di una “vittoria ottenuta lottando a difesa delle nostre eccellenze”.
Precedentemente la Commissione Ue aveva stabilito come vino, carne e salumi siano dannosi per la salute delle persone. Nella fattispecie si era dato il via ad una campagna salutista per la lotta contro i tumori che includeva carne e vino nella lista nera dei cibi.
Il beneficio in termini economici
In termini economici, il fatto che la Commissione europea abbia depennato vino, carne e salumi dalla lista degli alimenti nocivi, vale per l’Italia più di 40 miliardi di euro. Nonché centinaia di migliaia di posti di lavoro. Si tratta dei prodotti che costituiscono il cuore della gastronomia italiana.
Anche il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha commentato la decisione della Commissione dell’Unione europea. Il neo presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha postato un video sui social per la sua rubrica #gliappuntidigiorgia. Nel video ha parlato della battaglia in Europa per depennare gli alimenti simbolo del made in Italy dalla lista nera Ue.
Il presidente della Coldiretti ha commentato il video della neo premier asserendo: “È stato fermato il tentativo di escludere dai finanziamenti europei della promozione carne, salumi, vino e birra sotto attacco di un approccio ideologico che discrimina alimenti che fanno parte a pieno titolo della dieta mediterranea”. Il presidente poi sottolinea come “il giusto impegno della Commissione Europea per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”, dice.
Infine conclude: “L’equilibrio nutrizionale va infatti ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto. Nell’Unione Europea vanno respinte tutte le misure ingiustamente discriminatorie che aprono la strada all’omologazione alimentare e alla dieta unica mondiale. Con il rischio di arrivare a sostituire il cibo naturale con quello sintetico.”