Il Superbonus è stato utile per il post pandemia, ma adesso rischia di diventare un peso per i bilanci dello Stato.
Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha iniziato a criticare il Superbonus 110%, spiegando in conferenza stampa che “ha creato un buco di 38 miliardi nelle casse”. Il provvedimento sarebbe costato quindi circa 2mila euro per ogni cittadino che ne ha usufruito, ma per Pichetto il problema riguarda i “crediti incagliati”.
Secondo il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, la questione gira intorno alle imprese che possiedono più di 15 miliardi di credito verso lo Stato, che non riescono a incassare. E ciò potrebbe determinare il fallimento di queste imprese. “Siamo pronti come governo a chiedere una valutazione”, dice il ministro, mentre il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri sostiene che a causa di un mancato confronto si potrebbe sfociare in uno sciopero.
Rischi per il settore edile
Sebbene il Superbonus sia stato rilevante nel periodo post-Covid, una misura al 110% potrebbe però pesare sui bilanci dello Stato. “A breve, incontrerò i rappresentati delle categorie di settore per confrontarci e capire in che modo questo sistema debba essere corretto”, afferma Pichetto.
La Uil intanto si aspettava un intervento sul settore dell’edilizia, con un confronto con le organizzazioni sindacali. Il segretario Bombardieri ricorda che “su questo intervento ci sono in ballo oltre 120mila lavoratori, ma il presidente Meloni sceglie di incontrare solo le associazioni datoriali e non i rappresentanti dei lavoratori”.
Certi erano i voti a favore della conversione green, ma “occorreva fare distinzioni come per esempio tra chi è in grado di pagarsi lo sconto in fattura e chi no”. Poi il viceministro al Mit Edoardo Rixi interviene, dicendo: “È evidente che chi si occupa della finanza pubblica in un Paese la prima cosa che deve fare è riavocare a sé tutti i crediti per capire quanti sono da pagare. Dopodichè l’intenzione del governo è far fronte al pagamento nei confronti delle imprese, cosa che a oggi era bloccata comunque, perché le banche non intendevano più pagare i crediti temendo per i loro bilanci”.