Balneari, anche Spagna e Portogallo sotto minaccia Ue
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Balneari, anche Spagna e Portogallo sotto minaccia Ue

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Anche la Spagna e il Portogallo sono state accusate di infrazione per aver prorogato il termine delle concessioni balneari.

Con il decreto Milleproroghe si riapre la question delle concessioni balneari in Italia, per cui la Commissione europea aveva già minacciato due anni fa il Paese per non aver rispettato le norme vigenti. Ma l’Ue non ha preso di mira solo la nostra nazione, in quanto negli ultimi tempi anche Spagna e Portogallo non hanno rispettato la direttiva Bolkestein.

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La portavoce dell’esecutivo comunitario per il Mercato interno, Sonya Gospodinova, sostiene che attualmente ci si trova davanti a “un settore che è molto importante economicamente e che la sua modernizzazione deve essere attuata e deve essere anche stimolata dagli Stati membri”.

La proroga del termine

Oltre all’Italia, sale a galla che anche la Spagna e il Portogallo da tempo rinnovano senza gara le concessioni demaniali, nonostante la direttiva Bolkestein del 2006 obbliga gli Stati membri a liberalizzare le spiagge demaniali aprendole alla concorrenza di mercato. Nei due Paesi, invece, le concessioni possono essere rinnovate fino a 75 anni in cambio di alcune condizioni.

In Spagna, dal 2013 è stato prorogato il termine massimo di durata ed è stata anche aggiunta la possibilità di trasmetterle agli eredi, sia per morte del concessionario ma anche tra due soggetti viventi. Restano comunque in vigore i criteri ambientali e di tutela del demanio pubblico marittimo e terrestre.

In Portogallo, invece, è previsto il rimborso degli investimenti o la proroga della concessione fino ad un massimo di 75 anni, nel caso vengano fatti investimenti superiori a quelli inizialmente previsti. Anche in questo caso la Commissione europea ha accusato il Paese d’infrazione.

Il processo in Italia

In Italia invece, la questione risale al 2009 quando il Paese ha subito una prima procedura d’infrazione, seguita nel 2016 da una sentenza della Corte di giustizia Ue che intimava a Roma di adeguarsi alle regole europee.

Nel 2020 poi, è stata avviata una nuova procedura d’infrazione, che potrebbe concludersi con una sanzione pecuniaria. Secondo quanto dichiarato, l’Italia, dalla sentenza del 2016, “ha prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute”.

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ultimo aggiornamento: 28 Febbraio 2023 14:20

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