L’ex premier avrebbe svolto il ruolo di mediatore e intermediario.
L’ex primo ministro italiano Massimo D’Alema e il manager Alessandro Profumo sono stati indagati a Napoli in relazione a un presunto caso di compravendita di navi militari con la Colombia.
Secondo un decreto di perquisizione emesso dalla Procura di Napoli, D’Alema avrebbe agito come mediatore e intermediario, insieme a Profumo, nell’ambito di questa transazione. L’indagine è in corso da mesi e coinvolge anche Giuseppe Giordo, ex direttore generale di Fincantieri, e alcuni mediatori.
Secondo l’accusa, i soggetti indagati avrebbero promosso la vendita di prodotti di aziende italiane a partecipazione pubblica, in particolare Leonardo (aerei M 346) e Fincantieri (Corvette, piccoli sommergibili e cantieri navali), al governo colombiano.
L’obiettivo era ottenere l’approvazione ufficiale degli accordi di fornitura, del valore complessivo di oltre 4 miliardi di euro. Tuttavia, D’Alema ha sempre negato queste accuse e dichiarato di non essere coinvolto nella compravendita.
Nel quadro dell’operazione, l’accusa afferma che 80 milioni di euro, pari al 50% della provvigione totale, sarebbero stati offerti ad altre persone come corrispettivo illecito per favorire l’accordo.
Questa somma sarebbe stata suddivisa tra la “parte colombiana” e la “parte italiana” tramite lo studio legale associato americano Robert Allen Law, segnalato e presentato da D’Alema come agente e intermediario commerciale ufficiale presso Fincantieri e Leonardo.
Lo studio legale, rappresentato in Italia da Umberto Bonavita e Gherardo Gardo, avrebbe gestito la preparazione e la sottoscrizione dei contratti finanziari e delle transazioni per la distribuzione finale della somma.
È importante sottolineare che tutti i soggetti coinvolti potranno dimostrare la correttezza delle proprie azioni. Tuttavia, l’indagine continua e la Procura di Napoli sta ricostruendo i dettagli dell’operazione.