Siesta: per gli scienziati fa bene con il caldo, ma che sia breve
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Direttore: Alessandro Plateroti

Siesta: per gli scienziati fa bene con il caldo, ma che sia breve

Ragazza rilassata riposa sul divano

I neurologi dicono sì al sonnellino pomeridiano. Aumenta lo sviluppo del cervello e riduce il rischio di Alzheimer, ma non deve durare più di tanto.

Sarà capitato a tutti di accomodarsi sul divano subito dopo un bel pranzo estivo e, con la testa a poco a poco appesantita dal tepore, di abbandonarsi ad una siesta. D’ora in poi, niente più sensi di colpa: il sonnellino pomeridiano – ancora più comune con il caldo di queste settimane – è approvato dagli scienziati, che hanno mostrato come possa portare ad un miglioramento nello sviluppo cerebrale, ma ad una condizione. Non deve superare il quarto d’ora.

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A condividere questi risultati, è la Sin, la Società Italiana di Neurologia, che ha raccolto gli studi più recenti realizzati in materia da ricercatori di tutto il mondo e che, innanzitutto, ha cercato di spiegare perchè d’estate venga effettivamente più naturale addormentarsi nel primo pomeriggio.

E’ uno studio della Northwestern University a rilevare come il nostro cervello abbia al suo interno una sorta di “termometro” che aggiusta il metabolismo in base alla temperatura esterna – ne abbiamo già parlato cercando di scoprire la temperatura massima che può sopportare l’essere umano. Superati i 25 gradi, l’ordine che viene dato al corpo è quello di riposare e ciò spiega la nostra sonnolenza pomeridiana in queste estati roventi.

La siesta aumenta lo sviluppo del cervello

Quello che però stupisce è il risultato di un’ulteriore ricerca, pubblicata dalle università di Montevideo, Londra, dal Centre for Genomic Medicine di Boston e dal Broad Institute di Cambridge, secondo la quale “esiste una predisposizione genetica alla siesta che al contempo sembra essere associata a un maggior sviluppo cerebrale e a un ridotto rischio di malattia di Alzheimer“, come racconta il presidente della Sin Alfredo Berardelli.

Per giungere a tale conclusione, gli scienziati dei vari poli accademici hanno preso un campione di circa 500mila persone, sia maschi che femmine, compresi tra i 40 e i 69 anni, e li hanno sottoposti a due esami. Il primo, come riporta Today.it, era uno studio Gwas, ossia una valutazione delle variazioni genetiche tra gli individui, in particolare per individuare, tra tutti, i soggetti predisposti al sonnellino pomeridiano. Il secondo è stato un imaging cerebrale, che ha permesso di visualizzare l’attività del cervello.

Giuseppe Plazzi, responsabile dei Laboratori per lo studio e la cura dei disturbi del sonno dell’Irccs Istituto delle Scienze neurologiche di Bologna, ha esposto i risultati: “La predisposizione genetica al sonnellino diurno era associata a un volume cerebrale totale maggiore di 15,8 centimetri cubi“. Tenendo conto del fatto che il volume del cervello diminuisce di uno 0,3% circa l’anno, chi ha l’abitudine di fare la siesta “guadagna tra i 2,6 e i 6,4 anni di invecchiamento cerebrale” e si protegge così da malattie neurodegenerative.

Quanto deve durare il sonnellino diurno per fare bene?

Fin qui tutto molto bello, ma i neurologi della Sin ci tengono a specificare che “i benefici cerebrali si evidenziano con una siesta compresa fra 5 e 15 minuti“. Solo se è estremamente breve, il sonnellino può portare effetti positivi, che si protraggono fino a 1-3 ore dopo il risveglio, mentre se si rimane appisolati per più di mezz’ora “si osserva un transitorio deterioramento delle performance cognitive”. Siesta sì, ma a patto che duri poco.

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ultimo aggiornamento: 21 Luglio 2023 8:16

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