Un nuovo capitolo del disastro ferroviario di Brandizzo, quello legato all’autopsia sulle vittime che pare essere impossibile.
Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Aversa e Kevin Laganà. Sono questi i nomi dei cinque operai che hanno perso la vita nel disastro ferroviario di Brandizzo avvenuto lo scorso 30 agosto. Vittime che, ancora oggi, non sono state “piante” del tutto dalle rispettive famiglie. Come sottolineato da La Stampa, infatti, alle richieste dei parenti che chiedono un corpo da salutare e per cui pregare, gli inquirenti e i medici legali rispondono negativamente sottolineando le difficoltà dell’autopsia che risulta, difficile, se non impossibile.
Brandizzo, l’autopsia impossibile: “Uno strazio”
Il lavoro delle forze dell’ordine dopo la strage di Brandizzo sembra essere decisamente lungo. Alla polizia scientifica il compito, difficilissimo, di attribuire ogni resto e reperto ritrovato ad un corpo, ad un nome. Un qualcosa di complicato considerando che il “materiale” da catalogare è composto da oltre mille reperti. “Uno strazio, mi creda ma lo dobbiamo alle vittime e a chi è rimasto a piangerli”, ha detto un investigatore come riportato da La Stampa.
Un lavoro che si cerca di rendere meno complesso con una richiesta, inevitabile, alle famiglie delle vittime: consegnare tutto ciò che possa rendere riconoscibile quanto è rimasto dei loro cari. I parenti degli operai si sono adoperati nel portare ogni tipo di materiale possibile: foto, arcate dentali, documenti che attestino impianti odontoiatrici. Eppure, i tempi saranno ancora molto lunghi.
Le difficoltà nel “rimettere insieme i resti”
Nell’ottica del “catalogare” tutto e fare chiarezza su ogni reperto, arriva il racconto del signor Massimo, padre del più giovane tra le vittime, Kevin Laganà: “Quando sono andato in Procura a Ivrea ai magistrati che mi dicevano come fosse complicato ‘rimettere insieme i resti‘ perché un incidente così disastroso non era mai successo. Ho spiegato che, se non avevano il coraggio loro di ricomporre mio figlio, l’avrei fatto io, perché io voglio il corpo di Kevin, è come se fosse una parte di me. Io è da quando aveva cinque anni che gli ho fatto da mamma e da papà. Lo chiamavo tutti i giorni per sapere cosa voleva da mangiare, se aveva bisogno di altro. L’ultima volta gli ho cucinato le linguine con le seppie. Ora non più”.
Funerali lontani
L’autopsia impossibile, e forse anche inutile ai fini dell’inchiesta, già avanti con le indagini, quindi, rende difficile ipotizzare anche una data per i funerali delle vittime. In tal senso, si dovrà ancora attendere. Le famiglie dei compianti operari della strage di Brandizzo dovranno aspettare ancora prima di poter piangere e dare l’ultimo saluto ai propri cari.
Intanto, alle 21 odierne, al duomo di Vercelli, ci sarà una veglia di preghiera organizzata dal vescovo Marco Arnolfo. Un modo per stare vicini ai parenti e dar loro, almeno moralmente, del sostegno in questo momento difficile.