Il maestro dei reportage di guerra, Ettore Mo, ci lascia a 91 anni, ma il suo retaggio vive attraverso le sue storie.
Ettore Mo, il leggendario giornalista e scrittore, si è spento all’età di 91 anni, noto per i suoi reportage di guerra, Mo ha portato alla luce i conflitti internazionali degli ultimi decenni. Dal suo viaggio a piedi in Afghanistan con i mujaheddin durante la guerra contro i russi, alla rivoluzione khomeinista in Iran, le sue storie hanno toccato il cuore di molti.
Gli anni al Corriere della Sera
Nato a Borgomanero, Ettore Mo è stato uno degli inviati di punta del Corriere della Sera. Ha raccontato con passione e dedizione i conflitti in Jugoslavia, Cecenia, Pakistan, India e molti altri paesi. Non solo ha documentato le guerre, ma ha anche intervistato alcune delle figure più influenti del Novecento, tra cui Luciano Pavarotti, che ha condiviso con lui la sua battaglia contro la malattia.
Prima di diventare il giornalista rispettato che tutti conosciamo, Mo ha vissuto una vita avventurosa. Ha lavorato come cameriere, barista, bibliotecario, insegnante e steward. Queste esperienze hanno arricchito la sua visione del mondo, rendendolo una persona unica nel suo genere.
La dedizione alla verità
Dopo anni di duro lavoro come cronista, Mo si è dedicato alla politica estera, raccontando in prima persona le crisi mondiali. Ha conosciuto e intervistato leader mondiali, contribuendo in modo significativo alla comprensione dei lettori sulle questioni globali. Il suo stile di scrittura chiaro e diretto ha reso le sue storie accessibili a tutti.
La notizia della sua scomparsa è stata annunciata dal Corriere della Sera, il giornale per cui ha lavorato dal 1962. Ettore Mo ha lasciato un segno indelebile nel mondo del giornalismo, e il suo retaggio continuerà a vivere attraverso le sue storie e i suoi libri.
Nella sua illustre carriera, Mo ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Saint Vincent, il Premio Ilaria Alpi e l’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Ha scritto regolarmente per il Corriere della Sera fino al 2011, lasciando un’impronta indelebile nel cuore dei lettori.