Alonzi affronta il caso “pandoro-gate” e difende la nota influencer, Chiara Ferragni.
Nella recente puntata del 28 gennaio di Zona Bianca, il talk show condotto da Giuseppe Brindisi, si è acceso un dibattito sul cosiddetto “pandoro-gate” che coinvolge la nota influencer, Chiara Ferragni.
Maria Beatrice Alonzi, scrittrice ed esperta di comunicazione, è stata ospite nel salotto televisivo per discutere le implicazioni di questa vicenda che sta tenendo banco nel mondo dei media e del gossip.
Il futuro professionale di Chiara Ferragni
Durante la trasmissione, Alonzi ha toccato il delicato argomento dell’indagine per truffa che vede coinvolta Ferragni. La domanda cruciale posta a Alonzi riguardava il potenziale impatto di questa indagine sul business dell’influencer.
L’esperta ha risposto: “In questo momento i marchi si fideranno meno della sua immagine perché in questo momento è indagata, perché il sistema all’interno in cui si muove ha forti sfumature”. Questa affermazione suggerisce un possibile declino della fiducia dei brand nei confronti della Ferragni, un elemento che potrebbe influenzare notevolmente il suo giro d’affari.
L’accanimento mediatico e la difesa di Alonzi
Un altro punto focale della discussione è stato il presunto “accanimento” nei confronti di Ferragni, sottolineato dalla richiesta di sequestro dei suoi social avanzata dal Codacons. A questo proposito, Alonzi ha espresso una forte opinione: “C’è – replica Alonzi – un accanimento disumano, perché in questo modo le persone hanno la maniera di indicare quanto non siano al posto della Ferragni, non perché non abbiano avuto la capacità o l’occasione, ma perché lei è brutta e cattiva e noi siamo tanto buoni. Noi ci sostituiamo agli influencer che seguiamo”.
Alonzi ha poi continuato a difendere l’influencer, sollevando dubbi sull’ipotesi che la nota influencer possa aver ingannato consapevolmente i consumatori: “Viene difficile pensare che qualcuno, che viene pagato a prescindere da quanto un prodotto venda, inganni per venderlo, non che lo abbia fatto sbadamente, sarebbe grave comunque, ma che ci sia un dolo diventa complesso da credere”. Questa posizione mette in luce la complessità di giudicare le azioni di figure pubbliche come Ferragni, soprattutto quando sono oggetto di intense pressioni mediatiche.