Nonostante la resistenza di parte della Serie A, queste misure ambiscono a rilanciare il calcio italiano secondo la FIGC.
Nel tentativo di risanare il calcio italiano, gravato da debiti per oltre 5 miliardi di euro, la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ha avanzato al Governo una serie di proposte rivoluzionarie. Questo piano di riforma si pone l’obiettivo di ridurre il numero delle squadre professionali e di introdurre significative modifiche alla gestione economica-finanziaria dei club.
Riduzione delle squadre e nuova Coppa Italia
In primo luogo, la FIGC propone di diminuire il numero delle squadre professionistiche da 100 a 80, lasciando inalterate Serie A e B ma ridimensionando la Serie C da tre a due gironi. Questa ristrutturazione prevede anche una fusione tra le leghe di Serie B e C, delineando un panorama calcistico più concentrato e competitivo.
Per quanto riguarda la Serie A, è prevista una riduzione delle retrocessioni da tre a due e una diminuzione del fondo paracadute da 60 a 30 milioni di euro. Si propone inoltre una rivisitazione della Coppa Italia, ispirandosi al modello della FA Cup inglese, con partecipazione aperta a tutte le squadre da Serie A a C e incontri in gara secca, senza privilegi per i club più titolati.
Interventi economici e valorizzazione dei vivai
Sul fronte economico-finanziario, la FIGC, in collaborazione con Deloitte, suggerisce un inasprimento dei controlli sui bilanci dei club, passando da un singolo controllo annuale a verifiche più frequenti. In aggiunta, l’introduzione di nuovi criteri per l’iscrizione ai campionati, come la positività del patrimonio netto, mira a garantire maggiore stabilità finanziaria.
Un altro punto focale della riforma è la valorizzazione dei settori giovanili, con l’aumento del numero minimo di giocatori provenienti dal vivaio presenti in rosa da 4 a 6 e incentivi fiscali per i calciatori formatisi nelle giovanili italiane. La FIGC sollecita altresì il supporto del Governo per esplorare nuove strategie di valorizzazione dei diritti televisivi, l’eliminazione della pubblicità legata alle scommesse e l’istituzione di un organismo per facilitare la costruzione di nuovi stadi.