"Assumo solo over 40 anni": Elisabetta Franchi condannata in tribunale
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Direttore: Alessandro Plateroti

“Assumo solo over 40 anni”: Elisabetta Franchi condannata in tribunale

Elisabetta Franchi

Elisabetta Franchi condannata per affermazioni discriminatorie sul lavoro. Dovrà attuare un piano di formazione contro i pregiudizi.

La stilista Elisabetta Franchi è stata condannata per le sue affermazioni discriminatorie riguardanti l’assunzione di personale.

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Ora, come riportato da Repubblica, la sua azienda Betty Blue spa dovrà istituire corsi annuali di formazione per combattere i pregiudizi di genere ed età.

Tribunale
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Arriva la condanna per Elisabetta Franchi: discriminazioni sul lavoro

Durante un evento a Milano nel 2024, Elisabetta Franchi aveva dichiarato di preferire nell’assunzione manageriale: “Uomini o donne sopra i 40 anni“.

Questo poiché, secondo la sua opinione, queste persone: “Se dovevano sposarsi, si sono già sposate, se dovevano far figli, li hanno già fatti, se dovevano separarsi hanno fatto anche quello“. Dunque, nella sostanza sarebbero stati più stabili e disponibili a lavorare h24.

Queste dichiarazioni avevano suscitato immediate critiche da parte delle istituzioni e della società civile, segnando un momento di grande controversia per la stilista.

La sentenza del tribunale

Nel 2024, la giudice Francesca La Russa ha riconosciuto il carattere discriminatorio delle affermazioni di Franchi, ordinando l’adozione di un piano di formazione aziendale sulle politiche discriminatorie.

Tale piano dovrà essere attuato entro sei mesi e prevederà corsi annuali obbligatori per tutti i dipendenti dell’azienda.

L’obiettivo è promuovere un consapevole abbandono dei pregiudizi di età, genere, carichi e impegni familiari nelle fasi di selezione del personale per le posizioni di vertice.

L’Associazione nazionale Lotta alle Discriminazioni (ANloD), che aveva promosso la causa contro l’azienda di moda, ha ottenuto una vittoria completa.

Gli avvocati hanno sottolineato come le affermazioni di Franchi fossero contraddistinte da una discriminazione evidente, capace di minare i “minimali principi di dignità sociale“.

Nel loro ricorso, hanno evidenziato come la condizione delle donne, relegata a ruoli aziendali subalterni fino ai 40 anni, costituisse un pregiudizio anagrafico che penalizzava le lavoratrici. Dunque, risultando inaccettabile in una società dove si tenda di valorizzare il lavoro femminile.

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ultimo aggiornamento: 5 Giugno 2024 18:59

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