Uno nuovo studio avverte che quasi un adulto su quattro soffre di dolore cronico dopo la pandemia di Covid-19.
Dopo la pandemia da Covid-19, la diffusione del dolore cronico tra gli adulti negli Stati Uniti è aumentata in modo significativo, interessando nel 2023 quasi il 24% della popolazione adulta, pari a circa un adulto su quattro.
Questo incremento, osservato nello studio condotto da Anna Zajacova e Hanna Grol-Prokopczyk, viene in parte spiegato dal Long Covid ma è legato ad altri fattori legati alla pandemia. Ecco quali.
Il legame tra Long Covid e i dolori cronici
Il long Covid – come riportato da Sky News – è una condizione post-virale caratterizzata da una serie di sintomi che possono persistere per settimane o addirittura mesi dopo la fase acuta dell’infezione da SARS-CoV-2.
Tra questi sintomi, il dolore cronico è uno dei più frequenti. Si presenta con dolori diffusi che possono colpire diverse parti del corpo, come testa, schiena, collo e addome.
Secondo i risultati dello studio, il long Covid è responsabile di circa il 15% dell’aumento di dolore cronico osservato tra il 2019 e il 2023.
Tuttavia, sebbene rappresenti un fattore rilevante, esso non basta da solo a giustificare il balzo dal 21% di persone affette da dolore cronico nel 2019 al 24% nel 2023.
Quali sono le altre cause
Oltre al long Covid, altri fattori derivati dalla pandemia hanno contribuito all’aumento del dolore cronico. L’isolamento sociale, infatti, ha portato a una riduzione dell’attività fisica e a un aumento della sedentarietà, con conseguenti dolori articolari e muscolari.
Molte persone hanno trascorso più tempo in ambienti chiusi e in posizioni statiche, con un impatto negativo sulla salute fisica. Inoltre, durante i periodi di lockdown e di emergenza sanitaria, l’accesso alle cure mediche è stato limitato.
La combinazione di sedentarietà, stress psicologico e difficoltà nel ricevere cure preventive ha aumentato il rischio di sviluppare condizioni di dolore prolungato.