Lorenzo Mazzaro, figlio della ministra Santanchè, rischia il processo per presunti lavori non autorizzati nella villa Casina Rossa.
Il 28enne Lorenzo Mazzaro, figlio della ministra del Turismo Daniela Santanchè, è al centro di un caso giudiziario legato a presunti abusi edilizi nella villa di Marina di Pietrasanta, situata all’interno del Parco della Versiliana.
La procura di Lucca ha chiesto il rinvio a giudizio per Mazzaro, accusandolo di aver effettuato interventi strutturali non autorizzati su una proprietà acquistata nel 2014 per circa 1,5 milioni di euro.
La villa, nota come Casina Rossa, si estende per circa 270 metri quadrati e rappresenta uno degli immobili più esclusivi di tutta la zona.
Le accuse contro il figlio della ministra Daniela Santanchè
Secondo l’inchiesta, riportata sia da Il Fatto Quotidiano che da Virgilio.it, i lavori riguarderebbero la costruzione di una tettoia e una veranda, realizzati senza i necessari permessi.
Questi interventi, che hanno modificato l’aspetto e l’uso della proprietà, sono stati ritenuti lesivi dei vincoli paesaggistici e ambientali che proteggono l’area del Parco della Versiliana.
Le autorità locali hanno rigettato ben nove richieste di sanatoria presentate nel corso degli anni dal proprietario. Inoltre, i controlli effettuati dai vigili urbani hanno portato alla scoperta di ulteriori irregolarità.
Ciò ha culminato con l’emissione di tre ordinanze di demolizione agli inizi di novembre 2024. La proprietà ha ora 90 giorni di tempo per fare ricorso al TAR della Toscana e tentare di sospendere i provvedimenti.
Le accuse di abusi edilizi in Italia – come scritto da Laleggepertutti.it, possono comportare sanzioni penali, come l’arresto e ammende significative. Ma anche a sanzioni amministrative come la demolizione dell’opera.
Un caso che riguarda anche Visibilia
Oltre alle accuse dirette a Lorenzo Mazzaro, la vicenda assume contorni più ampi per via del coinvolgimento di Daniela Santanchè.
Sebbene la villa sia formalmente intestata al figlio, la ministra l’avrebbe inclusa tra gli asset utilizzabili per salvare dal dissesto finanziario la società Visibilia. Quest’ultima è coimputata in un altro processo per truffa aggravata ai danni dell’Inps.