Chi è Marino Vulpiani e perché è stato convocato nella commissione bicamerale d’inchiesta sul caso di scomparsa di Emanuela Orlandi.
Nel giugno 1983, la scomparsa di Emanuela Orlandi sconvolse l’opinione pubblica italiana, dando origine a un caso intricato che, a distanza di oltre quarant’anni, continua a suscitare interrogativi. Le indagini si sono sviluppate lungo diverse piste, coinvolgendo ambienti ecclesiastici, servizi segreti e criminalità organizzata.
Chi è Marino Vulpiani e il suo legame con Emanuela Orlandi
Tra le figure chiave di quei giorni compare Giulio Gangi, un giovane carabiniere e, successivamente, agente del Sisde (il servizio segreto italiano per la sicurezza interna). Gangi fu tra i primi a occuparsi della vicenda e a presentarsi a casa Orlandi subito dopo la scomparsa di Emanuela.
Oggi, la commissione bicamerale d’inchiesta continua il suo lavoro per far luce su questa oscura vicenda e, tra i convocati del 6 febbraio 2025, figura un nome meno noto al pubblico: Marino Vulpiani. Ma chi è e perché la sua testimonianza è ritenuta importante?
Nel 1982, Marino Vulpiani era un giovane studente di medicina originario del Reatino e amico di Giulio Gangi, all’epoca ventitreenne. L’anno precedente alla scomparsa di Emanuela Orlandi, Gangi trascorse alcuni giorni nella casa di campagna dei nonni di Vulpiani a Torano di Borgorose, dove conobbe Monica Meneguzzi, figlia di Mario Meneguzzi (zio di Emanuela e successivamente indagato nella cosiddetta “pista familiare”). Monica era cugina di Pietro ed Emanuela Orlandi, e questa connessione potrebbe aver influenzato gli eventi successivi.
Nel 1983, Gangi era ormai un agente del Sisde e, in virtù del legame con la famiglia Meneguzzi, si presentò a casa Orlandi nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa di Emanuela. Secondo quanto riportato nei diari di Ercole Orlandi, padre di Emanuela, “domenica 26 giugno alle 23.45 circa” Gangi si recò nell’abitazione della famiglia, accompagnato da Marino Vulpiani. Come riportato da fanpage.it
Perché Vulpiani era con lui? Cosa si dissero quella sera? È proprio su questi dettagli che la commissione bicamerale vuole fare chiarezza, ascoltando la sua versione dei fatti.
L’agente Gangi e i primi passi nelle indagini
Subito dopo la scomparsa, Gangi si attivò nelle indagini, convinto che fosse necessario seguire la pista della “tratta delle bianche”. Questa ipotesi è tornata di attualità anche oggi, con il vicepresidente della commissione bicamerale, Roberto Morassut, che ha dichiarato di ritenere fondata questa teoria. Tuttavia, quando Gangi chiese di mettere sotto controllo la linea telefonica della famiglia Orlandi, la sua richiesta fu respinta dai superiori.
Nei giorni successivi, Gangi raccolse testimonianze insieme a Pietro Orlandi e Pietro Meneguzzi. Il poliziotto Bruno Bosco e l’agente Alfredo Sambuco riferirono di aver visto una ragazza, che corrispondeva alla descrizione di Emanuela, salire su una BMW. Il dettaglio curioso è che i due testimoni ricordano il veicolo con colori differenti, un’incongruenza che non ha mai trovato spiegazione. Inoltre, la ragazza sarebbe stata vista parlare con un uomo, il cui identikit, secondo alcuni, “ricorderebbe nelle fattezze proprio lo zio di Emanuela, Mario Meneguzzi”. Come riportato da fanpage.it
La convocazione di Marino Vulpiani: un tassello mancante?
Oggi, Marino Vulpiani viene ascoltato dalla commissione bicamerale per chiarire il suo ruolo nella vicenda. Cosa ricorda di quella sera del 26 giugno 1983? Qual era il vero motivo della visita in casa Orlandi?
Purtroppo, Giulio Gangi non potrà mai confermare né smentire nulla: è morto nel 2022 a 63 anni, portando con sé molte delle risposte che ancora oggi mancano per risolvere il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi. Il tutto come riportato integralmente da fanpage.it.