L’analisi di Confindustria evidenzia l’impatto dei dazi di Trump sull’export italiano. Ecco si settori più esposti.
Il ritorno di Donald Trump come 47º presidente degli Usa ha riacceso i timori di un’escalation protezionistica sul commercio globale. Il ritorno di una politica America First, più aggressiva rispetto al passato, potrebbe incidere significativamente sulle esportazioni italiane.
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I settori italiani più esposti ai dazi USA
I dazi imposti durante la sua prima amministrazione hanno mostrato un impatto diretto sui prezzi di acquisto, riducendo i margini delle imprese e aumentando i costi per i consumatori. Confindustria avverte che l’Italia e l’Europa potrebbero affrontare rischi significativi, ma anche opportunità, con la possibilità di conquistare quote di mercato negli USA lasciate scoperte dal distacco economico con la Cina.
Secondo il Centro Studi Confindustria, l’Italia è più vulnerabile della media UE agli effetti di nuove tariffe. Gli Stati Uniti sono la principale destinazione extra-UE per l’export italiano, con vendite nel 2024 superiori a 65 miliardi di euro, generando un surplus commerciale di quasi 39 miliardi.
I settori più esposti all’eventuale inasprimento dei dazi USA includono:
- Bevande: il 39% delle esportazioni italiane del settore è diretto negli USA.
- Automotive: il 30,7% dell’export di autoveicoli e il 34% di altri mezzi di trasporto sono destinati al mercato americano.
- Farmaceutica: il 30,7% delle esportazioni farmaceutiche italiane ha come destinazione gli Stati Uniti, evidenziando la forte interconnessione tra le due economie.
Oltre all’export, anche l’import italiano dipende dagli USA in alcuni settori chiave: il 38,6% dei farmaci e il 38,3% delle bevande importate proviene dagli Stati Uniti, segno di una profonda integrazione produttiva tra le due economie.
Quali rischi per l’Italia?
L’aumento dei dazi potrebbe causare una riduzione della competitività delle imprese italiane, che si troverebbero di fronte alla scelta tra assorbire il costo delle tariffe o trasferirlo sui prezzi finali. Inoltre, l’attrattività dell’Italia per gli investimenti diretti americani è già limitata: mentre gli investimenti italiani negli USA raggiungono circa 5 miliardi di euro all’anno, i capitali americani verso l’Italia sono solo 1,5 miliardi annui.
Tuttavia, c’è un dato positivo: quasi tutti i settori manifatturieri italiani vantano un surplus commerciale con gli Stati Uniti. In particolare:
- Macchinari e impianti: primo settore esportatore italiano negli USA.
- Farmaceutica: primo settore importatore, ma con un surplus quasi doppio rispetto al valore delle importazioni.
- Automotive e alimentari: comparti con un saldo commerciale positivo.
L’eventuale stretta protezionistica dell’amministrazione Trump potrebbe mettere a rischio la crescita dell’export italiano, che negli ultimi anni ha beneficiato della forte domanda americana. Il tutto come riportato da ilsole24ore.com