L’ex premier Giuseppe Conte respinge con forza le accuse di filoputinismo e filotrumpismo, ribadendo la coerenza della linea del M5S.
Nel contesto del dibattito politico italiano sulla guerra in Ucraina, le recenti accuse rivolte a Giuseppe Conte hanno riacceso le polemiche. Il leader del Movimento 5 Stelle (M5S) è stato tacciato di filoputinismo e filotrumpismo, accuse che ha definito senza mezzi termini come “una bestemmia”, ribadendo la coerenza della sua posizione.
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Critiche alla strategia occidentale
La tensione è cresciuta dopo che alcuni alleati politici hanno interpretato il plauso di Conte alla strategia americana come un avvicinamento alle posizioni di Trump. Tuttavia, l’ex premier ha subito chiarito la sua linea al roma.corriere.it: «Mai condivisi gli insulti a Zelensky. La mia linea è la stessa di prima ed è ampiamente concordata nel Movimento».
Conte ha anche puntato il dito contro la gestione del conflitto da parte degli alleati europei e del governo italiano. Secondo il leader del M5S, la strategia adottata fin dall’inizio si è rivelata fallimentare: «Hanno fatto credere all’opinione pubblica che stavamo vincendo la guerra, che le sanzioni contro Putin stavano funzionando, che l’economia russa stava crollando, che i russi avevano finito le armi. Hanno detto che la controffensiva ucraina stava prevalendo, che Putin era malato e stava morendo».
In particolare, Conte ha attaccato la premier Giorgia Meloni e la sua politica estera, accusandola di aver trascurato le opportunità negoziali iniziali: «Insieme con gli europei subalterni a Washington hanno lasciato cadere una prospettiva negoziale a due mesi dall’aggressione di Putin, con prospettive ben più favorevoli per l’Ucraina rispetto a quelle che si prospettano adesso».
La difesa dalle accuse e l’appello al negoziato
Conte ha respinto con forza ogni accusa di simpatia per Trump, sottolineando come il suo approccio sia sempre stato critico nei confronti delle posizioni più estreme dell’ex presidente americano: «Io? Ma se sono il leader in Italia che più chiaramente ha preso le distanze da posizioni inquietanti assunte da Trump. Le respingo con forza: dalla riviera a Gaza che presuppone la inaccettabile deportazione della popolazione palestinese, all’aumento delle spese militari all’introduzione dei dazi».
La sua posizione rimane salda sulla necessità di avviare trattative di pace, come ha ribadito con fermezza: «Noi siamo stati i primi a denunciare l’assenza di una strategia politica da parte dell’Europa, i primi a denunciare che saremmo rimasti fuori dal negoziato».
La questione delle presunte simpatie di Conte per Putin e Trump si inserisce in un quadro politico già complesso, caratterizzato da divisioni interne alle forze progressiste e da una crescente pressione sugli alleati occidentali. Tuttavia, la posizione del leader del M5S resta chiara: «Fake news, come al solito, su di me e sul M5S. Meloni e i suoi sodali bellicisti dovrebbero scusarsi di aver scommesso sulla vittoria militare di Kiev». Un messaggio che, ancora una volta, mette in discussione la strategia occidentale e rilancia l’appello a un negoziato come unica via d’uscita dalla crisi. Il tutto come riportato da roma.corriere.it