Il 73% di Gen Z e Millennial integra l’intelligenza artificiale nella vita quotidiana e nel lavoro. Ma il futuro del mercato del lavoro fa paura.
L’intelligenza artificiale generativa è entrata a pieno titolo nella quotidianità dei giovani italiani. Secondo la quattordicesima edizione della “Gen Z e Millennial Survey” di Deloitte, il 73% dei ragazzi tra i 18 e i 40 anni (sia Gen Z che Millennial) afferma che la GenAI ha migliorato la qualità del proprio lavoro e contribuito a un migliore equilibrio tra vita professionale e privata.

Nonostante questi benefici, non mancano le preoccupazioni: il 61% della Gen Z e il 55% dei Millennial temono che l’automazione ridurrà le opportunità di lavoro. Per questo, il 62% dei più giovani e il 67% dei Millennial stanno già valutando carriere meno esposte all’intelligenza artificiale.
Tra le principali applicazioni della GenAI spiccano la creazione di contenuti (39% Gen Z e 37% Millennial), l’analisi dei dati (36% e 39%), e la gestione dei progetti (33% e 30%). Seguono lo sviluppo software, il design creativo, la formazione e il supporto clienti, con percentuali sempre comprese tra il 24% e il 31%.
Sul fronte delle preoccupazioni sociali, al primo posto c’è il caro vita (37% Gen Z e 39% Millennial), seguito dalla tutela ambientale (28% e 25%) e dai conflitti internazionali, che preoccupano circa un quarto degli intervistati.
Nonostante l’incertezza sul futuro, i valori restano ben saldi: il 67% della Gen Z e il 69% dei Millennial mettono famiglia e amici al primo posto, mentre il lavoro è importante per il 45% dei più giovani e il 55% dei Millennial, percentuali superiori alla media globale. Anche cultura e sport mantengono un ruolo centrale, con il 40% della Gen Z e il 38% dei Millennial che li considerano prioritari nella vita quotidiana.