Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana, ha ricevuto gravi minacce di morte. La Procura indaga su una lettera.
La Sicilia è al centro di un’importante trasformazione. Negli ultimi mesi, l’amministrazione regionale guidata da Renato Schifani ha avviato azioni decise per affrontare due grandi emergenze: la gestione dei rifiuti e il contrasto alla diffusione del crack. Da un lato, il piano per la realizzazione di due termovalorizzatori a Palermo e Catania; dall’altro, un imponente disegno di legge anti-crack approvato recentemente dall’Assemblea Regionale Siciliana.

Un contesto teso tra riforme e opposizioni
Queste iniziative, però, non sembrano essere accolte favorevolmente da tutti. Il clima si è fatto via via più teso, soprattutto dopo l’annuncio, da parte di Schifani, del coinvolgimento di Invitalia nella gara per la progettazione degli impianti di termovalorizzazione. “Un altro passo avanti verso un obiettivo epocale che permetterà alla Sicilia di dire addio alle discariche ed evitare la costosa spedizione di rifiuti all’estero”, aveva dichiarato.
Allo stesso modo, la legge anti-crack è stata descritta dal presidente come “un passo decisivo per la protezione delle nuove generazioni e per combattere il fenomeno distruttivo delle sostanze stupefacenti”. Un’iniziativa che prevede “percorsi di cura e di reinserimento sociale per chi cade vittima delle droghe” e un “finanziamento di oltre 23 milioni di euro nel triennio”.
La scoperta delle minacce e l’avvio dell’inchiesta
Il crescente clima di tensione ha avuto un’escalation preoccupante. Alcune settimane fa, gli agenti di scorta del presidente hanno intercettato una lettera minatoria presso l’abitazione di Schifani. Scritta a mano, in stampatello, conteneva una frase inquietante: “Brucerai nei tuoi bruciatori”.
Non si è trattato di un episodio isolato. Più recentemente, sono arrivate telefonate minacciose con voce camuffata, indirizzate anche ai familiari del presidente. In una di queste, si è sentita la frase: “Il crack è sofferenza alla tua famiglia Schifani”. Le chiamate sono state ricevute presso la segreteria della presidenza della Regione, a Palazzo d’Orléans, e registrate.
In risposta, la Procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, ha aperto un’inchiesta. Le indagini, affidate alla Digos, si concentrano sull’identificazione degli autori della lettera e delle telefonate. Gli inquirenti ipotizzano un collegamento con le recenti iniziative sui termovalorizzatori e sulla lotta alla droga, viste le frasi esplicite contenute nelle minacce.
La notizia chiave è che queste minacce, gravi e dettagliate, rappresentano un chiaro tentativo di intimidire il presidente e ostacolare il percorso riformatore della Regione.