Durante la ministeriale NATO a Bruxelles, Rutte chiede maggiori fondi per la difesa e la Lituania avverte: “Armarsi o imparare il russo”.
Negli ultimi anni, la sicurezza internazionale è tornata al centro del dibattito politico europeo, lo sa bene la NATO. L’aggressività crescente di attori globali come la Russia ha spinto l’Alleanza Atlantica a rivedere i propri assetti strategici. La riunione ministeriale della NATO a Bruxelles, convocata in un momento di forte tensione geopolitica, è l’occasione per ridefinire priorità e impegni degli alleati.

La NATO al bivio: più spesa per garantire la sicurezza collettiva
Il nuovo segretario generale, Mark Rutte, ha parlato chiaramente: per garantire la deterrenza militare, servono investimenti significativi in sistemi di difesa aerea, missili a lungo raggio e capacità terrestri avanzate. Rutte ha ribadito che l’equilibrio tra Europa, Canada e Stati Uniti nella spesa militare è cruciale per l’equità dell’Alleanza. Tuttavia, le sue parole non sono solo un invito: sono una richiesta urgente, motivata dalla crescente percezione di una minaccia concreta.
Il monito lituano e l’impegno statunitense
Nel corso della stessa conferenza, la ministra della Difesa lituana Dovilė Šakalienė ha lanciato un messaggio provocatorio ma emblematico: “Dobbiamo armarci o imparare il russo”. Il suo intervento riflette il timore reale che alcuni Paesi dell’Est Europa nutrono verso le mire espansionistiche russe. Secondo la Lituania, senza un rafforzamento credibile delle capacità militari, l’Alleanza rischia di arrivare tardi.
Parallelamente, gli Stati Uniti, attraverso il segretario alla Difesa Pete Hegseth, hanno chiarito la loro posizione: puntano a un aumento della spesa fino al 5% del PIL. L’obiettivo è garantire forze “combat-ready” in grado di rispondere in modo rapido ed efficace a ogni minaccia.
La notizia chiave emersa a Bruxelles è dunque chiara: l’Alleanza Atlantica si prepara a un rinnovato impegno finanziario e operativo. Gli alleati dovranno concordare su nuovi target di spesa al summit dell’Aja. Se non si agisce ora, il rischio è di dover affrontare le conseguenze con misure drastiche, come ha ammonito la Lituania: armarsi o adattarsi a un futuro in cui la lingua dominante potrebbe non essere più una scelta.