Garlasco: battaglia sull'impronta 33: a chi appartiene
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Garlasco, l’impronta 33: “guerra” tra i Poggi, Sempio e i legali di Stasi

Alberto Stasi

Il delitto di Garlasco e l’omicidio Chiara Poggi al centro dell’attenzione: si è aperta una “guerra” sull’impronta 33 che apparterrebbe al killer.

Continua ad essere al centro delle notizie di cronaca il delitto di Garlasco e l’omicidio Chiara Poggi con una serie di sviluppi che potrebbero presto cambiare gli scenari dell’intero caso. Se nelle scorse ore è stata confermata dalla Cassazione la semilibertà per Alberto Stasi, in carcere per l’assassinio della ragazza avvenuto il 13 agosto del 2007, ecco che nelle ultime ore si è aperta una vera e propria “guerra” in merito alla ormai famosa impronta 33 che sarebbe del killer.

Polizia rilievi prove scientifiche

Garlasco: il caso dell’impronta 33

Il giallo di Garlasco con l’omicidio Chiara Poggi potrebbe essere ad una svolta importante. In particolare in merito all’analisi della ormai famosa impronta 33, quella che sarebbe stata lasciata dal killer il 13 agosto 2007, giorno in cui venne uccisa la ragazza, e che si trova sulle scale della villetta di via Pascoli.

La situazione è chiara: per la Procura non solo tale impronta sarebbe stata lasciata dal killer ma sarebbe addirittura di Andrea Sempio, il nuovo indagato del caso. A giustificare questa tesi sarebbe la corrispondenza di “15 minuzie” palmari. Di parere opposto, invece, i difensori di Sempio e quelli della famiglia Poggi secondo cui la traccia 33 era e resta non comparabile perché i punti di confronto sono “solo 5”.

Di chi è l’impronta 33: i legali di Stasi a lavoro

La posizione degli avvocati di Sempio e dei Poggi è la stessa sostenuta nel 2007 dai Ris di Parma nelle loro analisi sulla scena del delitto visto che avevano ritenuto l’impronta “di nessuna utilità” in quanto si sarebbe trattato di una “traccia completamente priva di creste potenzialmente utili per gli accertamenti dattiloscopici”.

A pensarla diversamente, ovviamente, sono i legali di Alberto Stasi, in carcere per l’omicidio della fidanzata dell’epoca. In questa ottica la consulenza chiesta da Giada Boccellari e Antonio De Rensis dev’essere ancora consegnata, ma dovrebbe essere questione di giorni. Gli avvocati di Stasi hanno dato ai loro tecnici l’incarico di verificare se quell’impronta potesse essere impressa nel sangue, ed eventualmente dimostrarlo, prima che venisse fatta reagire con la ninidrina, al fine di dimostrare che possa effettivamente essere collegata alla scena del delitto e appunto al killer.

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ultimo aggiornamento: 3 Luglio 2025 13:07

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