Ex presidente della Romania, è morto Ion Iliescu. Figura della rivoluzione del 1989, è stato protagonista della transizione post-comunista.
È morto Ion Iliescu, ex presidente della Romania e figura centrale della rivoluzione del 1989. Aveva 95 anni e da tempo era affetto da un cancro ai polmoni, malattia che lo aveva costretto al ricovero in terapia intensiva all’ospedale Agrippa Ionescu di Bucarest.

Chi era Ion Iliescu e cosa rappresenta per la Romania
Nato nel 1930, Iliescu si formò politicamente nell’ambiente comunista, studiando a Mosca dove fu compagno di classe di Mikhail Gorbaciov. Nel 1953 entrò nel Partito Comunista Rumeno e nel 1967 divenne ministro della Gioventù. Tuttavia, nel 1971 fu accusato di “deviazione intellettuale” da Nicolae Ceaușescu e cadde in disgrazia.
Tornò in primo piano durante la rivoluzione romena del 1989, quando prese il potere dopo il crollo della dittatura di Ceaușescu. Iliescu fu tra i fondatori del Fronte di Salvezza Nazionale, il primo organo politico post-comunista. In quel periodo, fu anche lui a decidere il destino della coppia Ceaușescu, giustiziata dopo un rapido processo militare.
Un leader controverso nella Romania post-comunista
Iliescu venne eletto presidente nel 1990, e poi ancora nel 1992 e nel 2000. Durante il suo mandato, la Romania visse momenti di grande tensione. Il suo governo venne accusato di autoritarismo, soprattutto per la repressione delle proteste anticomuniste. Nel giugno 1990, chiese l’intervento dei minatori per reprimere i manifestanti a Bucarest: un episodio conosciuto come la Mineriada.
Nonostante le ombre, sotto Iliescu la Romania entrò nella NATO nel 2004 e avviò i negoziati per l’ingresso nell’Unione Europea. Tuttavia, la sua eredità è segnata dalle accuse di crimini contro l’umanità, avanzate nel 2017 per la Mineriada e nel 2018 per la gestione della rivoluzione del 1989. I processi non si sono mai conclusi, complici rinvii procedurali e decisioni della Corte Suprema.
Negli ultimi anni, Iliescu si era ritirato dalla scena pubblica. Alla sua morte, il governo ha dichiarato il 7 agosto giorno di lutto nazionale e ha organizzato funerali di Stato con rito ortodosso. La sua figura resta divisiva: per alcuni un salvatore della democrazia, per altri un uomo del vecchio regime riciclato nel nuovo ordine.