West Nile o influenza: i tre criteri per distinguerli e il parere dell'esperto
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West Nile o influenza: i tre criteri per distinguerli e il parere dell’esperto

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L’esperto prof Carlo Torti, intervistato da Il Messaggero, spiega come distinguere West Nile e influenza: ecco i tre criteri e i dati ISS..

«Nessuna zona d’Italia deve considerarsi immune», afferma il Prof. Carlo Torti, esperto in Malattie Infettive presso il dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche del Policlinico Universitario Agostino Gemelli, in un’intervista rilasciata a Il Messaggero.

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Come distinguere West Nile e influenza

Per capire se si tratta di West Nile o influenza, Torti indica «tre criteri». Il primo è la stagionalità: «Innanzitutto dipende dalla stagionalità, cioè bisogna osservare se in un determinato periodo è più frequente l’una oppure è più frequente l’altra. L’influenza, come sappiamo, è più frequente nel periodo invernale, mentre questa malattia approssima il periodo estivo e quindi diciamo che si manifesta in periodi diversi». Come scritto al ilmessaggero.it

Il secondo riguarda la provenienza geografica: «Questa malattia provoca delle micro epidemie che sono un po’ a macchia di leopardo. Quindi, di fatto, la esatta provenienza del paziente da un’area in cui sappiamo che c’è una maggiore circolazione o un maggior numero dei casi ci deve porre maggiormente in allerta».

Secondo il quarto bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità (8 agosto), tra i casi confermati 72 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (2 Piemonte, 2 Lombardia, 4 Veneto, 1 Friuli-Venezia Giulia, 2 Emilia-Romagna, 37 Lazio, 21 Campania, 1 Basilicata, 1 Sardegna), 14 casi asintomatici identificati in donatori di sangue e 85 casi di febbre.

Sintomi, rischi e diagnosi

«Questo è un virus neurotropico, cioè ha la capacità di infettare le cellule del sistema nervoso… nel 20% dei casi dà un segno proprio sistemico di infiammazione che è la febbre… la malattia neuroinvasiva… interessa meno dell’1% dei pazienti».

Il rischio di mortalità aumenta nei soggetti fragili: «Dal 10% passa rispettivamente al 20% negli anziani e al 30-40% nei soggetti con malattie che provocano una grave immunocompromissione».

Per confermare la diagnosi: «Si fa il test diagnostico… si vanno a ricercare gli anticorpi, che si manifestano solo dopo circa 8 giorni dall’infezione… Non è un test, come il Covid, che si compra in farmacia? Necessario che venga fatto in ambito ospedaliero». Come riportato al ilmessaggero.it

Con il cambiamento climatico: «Queste infezioni possono trasmettersi e interessare qualunque Paese… Nessuna area del nostro Paese può considerarsi immune».

Il consiglio finale di Torti è prudente ma rassicurante come riferito al ilmessaggero.it: «Se i sintomi si risolvono o migliorano in qualche giorno la preoccupazione passa… se invece compaiono sintomi più preoccupanti… occorre rivolgersi al più presto alle cure dei sanitari».

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ultimo aggiornamento: 13 Agosto 2025 10:02

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