Acea e Clepa scrivono alla CE: “Servono incentivi ambiziosi, costi energetici ridotti e una strategia olistica per la transizione all’auto”.
Il settore dell’auto europeo vive una fase cruciale. In vista del Dialogo Strategico del 12 settembre, Acea (Associazione dei costruttori europei) e Clepa (rappresentanza dei fornitori) hanno inviato una lettera congiunta a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea. L’obiettivo? Ribadire l’impegno dell’industria per raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050, grazie al lancio di centinaia di nuovi modelli elettrici e a investimenti per 250 miliardi di euro nella transizione verde.
Tuttavia, i vertici delle due associazioni sollevano critiche chiare e dirette alle politiche comunitarie in corso.

“Frustrazione per l’assenza di un piano politico olistico”
Ola Källenius, presidente Acea e CEO di Mercedes-Benz, e Matthias Zink, presidente Clepa e dirigente di Schaeffler, denunciano apertamente: “Siamo frustrati dalla mancanza di un piano politico olistico e pragmatico per la trasformazione dell’industria automobilistica”. Il termine “olistico”, precisano, implica la necessità di considerare l’intero ecosistema industriale e non solo il raggiungimento dei target sulle emissioni di CO2. Come riportato da quattroruote.it
Le due associazioni sottolineano che l’Unione Europea impone regole stringenti ai produttori, ma “non crea le condizioni per rendere possibile la transizione”. A pesare sono diversi fattori: la dipendenza quasi totale dall’Asia per le batterie, la distribuzione irregolare delle infrastrutture di ricarica, i costi di produzione più elevati, le tariffe imposte da partner commerciali come gli Stati Uniti.
“Ci chiedono di trasformarci con le mani legate”
Il messaggio finale è netto: “Ci viene chiesto di trasformarci con le mani legate dietro la schiena”. Le conseguenze si vedono nei dati: solo il 15% delle auto, il 9% dei furgoni e il 3,5% dei camion venduti sono elettrici. Una quota ancora troppo bassa per guidare il cambiamento.
Acea e Clepa propongono soluzioni concrete: servono incentivi più ambiziosi e a lungo termine, riduzioni dei costi energetici per la ricarica, sussidi all’acquisto, agevolazioni fiscali e un accesso urbano più favorevole per i veicoli a zero emissioni. Inoltre, è fondamentale accelerare il rinnovo del parco circolante, estendendo le misure anche ad auto aziendali, furgoni, camion e autobus.
L’appello delle due associazioni rappresenta un segnale forte: senza un cambiamento di rotta, il Green Deal rischia di non raggiungere i suoi obiettivi. “È l’ultima occasione per correggere il tiro” – un monito chiaro a Bruxelles per un futuro sostenibile, ma anche realistico.