Rafa Leao delude contro la Juventus: occasioni sprecate e atteggiamento discutibile. I tifosi perdono la pazienza e Allegri chiede un cambio.
Il primo squillo stagionale del Milan porta la firma di Rafa Leao, autore del gol che ha sbloccato la vittoria per 2-0 contro il Bari in Coppa Italia, lo scorso 17 agosto. Sembrava l’inizio di una stagione di riscatto per il numero 10 rossonero, ma l’infortunio al polpaccio, rimediato pochi minuti dopo, ha complicato i piani. Il rientro è arrivato il 28 settembre contro il Napoli, atteso da tifosi, compagni e dallo stesso Massimiliano Allegri, tornato sulla panchina del Milan.
Un inizio promettente, poi il blackout
Da lì in poi, però, la prestazione di Leao non è mai decollata. Il punto più basso è arrivato nella sfida contro la Juventus: subentrato al 63’, il portoghese ha avuto due occasioni clamorose per decidere il match, entrambe fallite. Prima, un tiro a lato da pochi metri su assist di Pulisic, poi un’altra chance sprecata nel finale, con un tiro debole su passaggio filtrante di Modric. Errori pesanti, che hanno contribuito allo 0-0 finale e scatenato l’ira dei tifosi.
Le critiche dei tifosi e il problema dell’atteggiamento
Non è solo la mancanza di lucidità sotto porta a far discutere. Ciò che preoccupa di più è l’atteggiamento in campo: Leao appare svogliato, poco partecipe, distante dal gioco e dalle dinamiche del gruppo. Mentre Pulisic si conferma inamovibile e Gimenez si sacrifica per la squadra, il portoghese fatica a trovare un ruolo stabile. Allegri lo ha sempre difeso, ricordando che “ha l’età giusta per fare una grande stagione”, ma anche l’allenatore toscano sembra ora esigere un cambio di passo.
Sui social, l’umore dei tifosi è cambiato. Molti criticano le continue dirette Twitch del giocatore, viste come una distrazione. La sensazione è che “il talento c’è, ma manca l’applicazione”. E questo, in una squadra come il Milan, non può essere tollerato a lungo.
Leao deve cambiare marcia, e in fretta. Il Milan ha bisogno del suo estro, ma anche di concretezza e partecipazione. Altrimenti, il rischio è che la panchina diventi una realtà sempre più frequente.
