La nuova spedizione della Flotilla è stata fermata da Israele a meno di 14 miglia da Gaza. Le imbarcazioni sono state intercettate.
Dopo lo stop alla prima spedizione umanitaria della Flotilla, per portare gli aiuti a Gaza, ecco una seconda ondata tentata dalle imbarcazioni Freedom Flotilla Coalition e da Thousand Madleens. Anche in questo caso, a quanto si apprende da fonti ufficiali, Israele ha abbordato e bloccato gli attivisti a circa 140 miglia dalla Striscia.

La nuova Flotilla verso Gaza fermata
Secondo quanto si apprende, la nuova spedizione della Flotilla, con le imbarcazioni della Freedom Flotilla Coalition e Thousand Madleens, è stata fermata da Israele. Nella notte tra il 7 e l’8 ottobre, l’esercito israeliano ha attaccato e sequestrato le navi in acque internazionali, a meno di 140 miglia nautiche da Gaza, commettendo quello che la Freedom Flotilla Coalition (FFC) ha definito “un ennesimo atto di pirateria” in violazione del diritto marittimo internazionale e delle Convenzioni ONU sul diritto del mare.
Stando alle informazioni filtrate le imbarcazioni, che dovrebbero essere nove, sono state “intercettate, abbordate con la forza e attaccate illegalmente”, mentre a bordo si trovavano medici, infermieri, giornalisti, parlamentari e attivisti internazionali disarmati.
La situazione degli attivisti
In piena notte, gli attivisti della nuova spedizione umanitaria avevano fatto sapere che “almeno due imbarcazioni sono state abbordate e la maggior parte delle dirette streaming sono state interrotte”. E ancora: “L’esercito sta cercando di deviare”. In realtà Israele si stava preparando a fermare definitivamente le imbarcazioni che, appunto, sono state intercettate e bloccate. La telecamera che trasmetteva in diretta streaming il viaggio di una delle barche ha mostrato l’abbordaggio da parte di uomini armati che sono intervenuti per fermare la spedizione e gli attivisti.
In questo senso, il ministero degli Esteri israeliano ha fatto sapere che tutti i passeggeri sarebbero “sani e salvi e in buona salute” e anche che dopo essere stati trasferiti in un porto israeliano, saranno “espulsi tempestivamente”, come previsto dalle procedure di sicurezza dello Stato ebraico.