Fermata mentre era a bordo di una delle imbarcazioni della spedizione della Flotilla, Greta Thunberg ha raccontato cosa le sia capitato in Israele.
Il racconto di Greta Thunberg sull’esperienza vissuta a bordo della Global Sumud Flotilla, l’iniziativa civile internazionale che nei giorni scorsi ha tentato di rompere il blocco navale imposto da Israele su Gaza per consegnare aiuti umanitari. L’attivista ha avuto modo di parlare di quanto accadutole in prigione, dopo l’abbordaggio delle forze israeliane.

L’esperienza di Greta Thunberg con le forze di Israele
In una lunga intervista rilasciata al quotidiano svedese Aftonbladet, l’attivista Greta Thunberg ha denunciato una serie di abusi fisici e psicologici subiti durante la detenzione in Israele. I fatti, come da lei spiegato, si sono verificati dopo che l’imbarcazione sulla quale si trovava, nell’ambito della spedizione umanitaria della Flotilla, è stata è stata intercettata in acque internazionali.
La detenzione e gli insulti
Secondo il racconto della Thunberg, le forze israeliane l’avrebbero trattata decisamente male. “Mi hanno afferrata, trascinata, strattonata, mi hanno presa a calci e spinta contro le pareti”, ha detto. Un genere di violenza che oltre che fisica è stata anche psicologica: “Mi hanno coperta con una bandiera israeliana per provocarmi e quando cercavo di scostarla, mi gridavano contro: ‘Non toccarla!'”.
L’esperienza sembra sia stata tremenda: “Mi cantavano contro ‘Greta pu**ana’ e mi deridevano”, ha aggiunto. Stando al racconto dell’attivista, durante il fermo ci sarebbero stati momenti di tensione: “Faceva un caldo infernale, l’acqua potabile era limitata e quella disponibile usciva da un rubinetto accanto al water”, ha aggiunto spiegando che l’acqua che usciva aveva un colore strano, marrone. “Alcuni detenuti venivano messi in gabbie all’aperto, sotto il sole, senza possibilità di sedersi”.
Tra i passaggi più pesanti, la Thunberg ha denunciato: “Mi hanno spogliata completamente, senza alcuna privacy. Era chiaramente un atto di umiliazione, non una procedura di sicurezza. Ridevano, facevano commenti sul mio fisico”.