Camden Nicholson, 34 anni, è stato condannato per aver ucciso i suoi genitori e la collaboratrice domestica.
Nel 2019, una tragedia sconvolse Newport Beach, in California: un giovane uomo uccise brutalmente i suoi genitori e la domestica di famiglia. Quello che doveva essere un ultimo tentativo per salvarlo da dipendenza e malattia mentale si è trasformato in un triplice omicidio.
Camden Burton Nicholson, oggi 34enne, è stato riconosciuto colpevole di tre omicidi di primo grado, con l’aggravante della molteplicità. Il movente: un intervento familiare in cui i genitori gli avevano imposto di entrare in un centro per la salute mentale. Il rifiuto ha innescato un’escalation di violenza senza precedenti.

L’intervento che è diventato un massacro
L’11 febbraio 2019, i genitori di Camden — Richard (64 anni) e Kim Nicholson (61 anni) — lo avevano affrontato nella loro abitazione di lusso a Newport Beach. Secondo quanto riportato dalla Orange County District Attorney’s Office, i due avevano minacciato di tagliare ogni supporto finanziario se il figlio non avesse accettato di farsi curare per la sua dipendenza da marijuana e problemi psichiatrici.
La risposta di Camden è stata brutale: ha accoltellato il padre e nascosto il corpo in bagno. Poco dopo, ha ucciso la madre colpendola con una statua di metallo e accoltellandola nel garage. La mattina successiva, ha pugnalato a morte la domestica di famiglia, Maria Morse (57 anni), nascondendola in un contenitore di plastica nella dispensa.
La fase sulla sanità mentale deciderà il suo destino
Dopo il massacro, Nicholson ha rubato l’auto dei genitori, ha speso centinaia di dollari in un dispensario di cannabis e in un negozio per adulti, per poi presentarsi in una clinica e chiamare il 911, confessando gli omicidi ma sostenendo di aver agito per autodifesa.
Il processo si è concluso con la condanna, ma resta da stabilire se Nicholson fosse legalmente folle al momento dei fatti. È in corso la cosiddetta “sanity phase”, che determinerà se passerà il resto della sua vita in prigione o in una struttura psichiatrica. La difesa sostiene che l’uomo soffrisse di deliri paranoici, mentre l’accusa afferma che fosse pienamente cosciente e motivato dal timore di perdere i privilegi.