Il governo cinese chiude l’era dei sussidi per le auto elettriche e ibride plug-in. Ecco cosa cambia per l’industria NEV in Cina.
Dopo quindici anni di sostegno pubblico, la Cina cambia rotta: le auto elettriche e ibride plug-in, note come NEV (New Energy Vehicles), vengono escluse dal 15° piano quinquennale 2026-2030. Lo ha annunciato l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua a seguito della recente plenaria del Partito Comunista. Si tratta di una svolta epocale: il comparto, ritenuto ormai maturo, non è più considerato tra quelli strategici per la Repubblica Popolare.
Dal 2010 al 2023, Pechino ha investito oltre 220 miliardi di dollari in incentivi e sussidi. Grazie a queste politiche, il Paese è diventato il più grande mercato mondiale di veicoli ricaricabili. Tuttavia, con oltre il 50% delle auto vendute nel 2024 classificate come NEV, il governo ritiene che il settore possa ora reggersi da solo.

I motivi dietro lo stop ai sussidi
La decisione nasce da tre fattori principali: maturità del mercato, sovraccapacità produttiva e nuove priorità strategiche. Come riportato da quattroruote.it, oggi in Cina operano circa 129 marchi di NEV, ma la domanda interna non è più in grado di assorbire tutta l’offerta. Questo ha generato una guerra dei prezzi e una corsa agli sconti, criticata dallo stesso presidente Xi Jinping.
Nel frattempo, il governo orienta gli investimenti pubblici verso altri settori considerati più promettenti, come la tecnologia quantistica, la bio-produzione, l’energia a idrogeno e la fusione nucleare.Le conseguenze per il settore auto e i mercati globali
Senza più sostegni statali, le aziende NEV dovranno affrontare un mercato più competitivo. Gli analisti prevedono una fase di consolidamento, con fusioni o fallimenti dei marchi meno solidi. Anche le esportazioni potrebbero rallentare, poiché i costi aumenteranno.
La Cina non abbandona il settore auto, ma lo spinge a evolversi: meno quantità, più innovazione e qualità. Una sfida che cambierà gli equilibri dell’industria automobilistica globale.