Emergono nuovi dettagli poco noti in merito al delitto di Garlasco, l’alibi di Alberto Stasi e la sua “freddezza”. Cosa è stato rivelato.
Al netto della pubblicazione di una telefonata intercorsa un mese dopo il delitto di Garlasco e l’omicidio Chiara Poggi tra la madre della vittima e quella di Alberto Stasi, ecco che i riflettori si sono nuovamente accesi proprio sul ragazzo, oggi uomo, condannato per la morte della giovane. A ‘Storie Italiane’, il giudice Vitelli ha raccontato alcuni aspetti non molto conosciuti in merito alle primissime indagini tra l’alibi di Stasi e la sua proverbiale “freddezza“.

Delitto di Garlasco: il dettaglio sulla “freddezza” di Stasi
Il giallo del delitto di Garlasco continua ad essere argomento di primissimo piano su giornali e tv. In queste ore a ‘Storie Italiane’, Stefano Vitelli, il giudice che aveva assolto Alberto Stasi nel primo grado di giudizio, ha raccontato alcuni aspetti ancora non del tutto conosciuti relativi alle primissime indagini. Spesso additato di essere troppo “freddo“, in realtà Stasi il giorno dell’omicidio di Chiara Poggi, comprensibilmente, aveva reagito in modo decisamente opposto. “Si parla delle apparente freddezza di Stasi e della sua telefonata (quella con cui ha dato l’allarme relativo alla ragazza ndr) ma in realtà quel giorno gli venne misurata la pressione arteriosa in ambulanza ed era molto agitato che camminava sul marciapiede”, ha detto Vitelli.
L’alibi e la telefonata riguardante la tesi di Stasi
Lo stesso ex giudice ha spiegato come nell’arco delle indagini ci siano state “una serie di criticità che sono emerse anche alla luce dei molti accertamenti che in primo grado ho disposto”. Secondo Vitelli “la più clamorosa delle quali è stata la sopravvenuta prova dell’alibi di Stasi. Stasi non ha detto il falso quando sin dall’inizio aveva detto che la mattina aveva lavorato alla tesi. Una sera di fine estate un ingegnere mi chiamò e mi disse ‘forse è bene che si sieda perché la sorprenderò’. E mi disse: ‘Abbiamo scoperto che Stasi ha lavorato alla tesi‘. E lì ho pensato: ‘Houston, abbiamo un problema’”.