Di recente, sono emersi alcuni dettagli riguardanti il nuovo piano di difesa pensato e ideato dal ministro Guido Crosetto.
Dopo la proposta sulla leva militare, sono emersi ulteriori dettagli riguardanti il piano di difesa di Crosetto. Il ministro ha infatti intenzione, al fronte di una spesa piuttosto ingente, di apportare alcuni significativi cambiamenti. Come riportato da Fanpage, il piano consiste sostanzialmente in una riorganizzazione totale del reparto della difesa dell’Italia.

Ecco il piano di difesa
In occasione della riunione delle alle commissioni riunite di Camera e Senato, il ministro ha dichiarato: “Voglio portare in Parlamento a gennaio-febbraio il tema di una riorganizzazione totale della Difesa. Significa costruire una difesa dal punto di vista degli uomini, dal punto di vista degli strumenti normativi, dal punto di vista degli strumenti giuridici a 360 gradi in grado di affrontare le sfide del futuro“.
Aggiungendo poi: “Dobbiamo essere pronti ad avere una difesa che può cambiare ad adeguarsi con una velocità che non ci era richiesta fino a qualche anno fa“. Particolarmente centrale è stato l’argomento relativo al Dome nazionale.
Si tratta di un sistema di architettura protettiva, il cui scopo è quello di garantire copertura missilistica anche sul fronte aerospaziale. In futuro potrebbe diventare inoltre un antidrone. Per attuare questo scudo spaziale, è necessario un investimento di 4,4 miliardi di euro.
Previsto aumento delle forze armate
Come già anticipato dallo stesso Crosetto, questo piano prevede anche un aumento delle forze armate. Con conseguente leva militare volontaria, la quale non farà altro che aggiungere ulteriori reclute a disposizione dell’esercito italiano.
L’obiettivo dichiarato a questo proposito, è quello di reclutare almeno 10 mila riservisti. I quali dovranno avere inoltre, competenze trasversali che sfocerebbero persino nella cybersicurezza, altra tematica delicata.
Non è mancato un riferimento agli “studenti di Filosofia” tra gli identikit del riservista ideale. Questo, in virtù del corso di laurea per militari negato dall’Università di Bologna.