Meloni fa marcia indietro: la famosa "asta dei doni" è saltata
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Meloni fa dietrofront: “l’asta dei doni” è ufficialmente saltata

Discorso di Giorgia Meloni durante l'incontro con Cancelliere Federale austriaco

L’asta dei doni organizzata dalla Meloni è improvvisamente saltata. Lo ha rivelato una notizia emersa di recente.

Nelle scorse settimane si è parlato dell’asta dei doni organizzata da Giorgia Meloni. La Premier aveva infatti l’intenzione di mettere all’asta alcuni regali ricevuti dai principali leader mondiali, con lo scopo di incassare una cifra cospicua da destinare alle casse governative. Sfortunatamente però, come riporta Open, l’iniziativa in questione è saltata all’improvviso. I motivi sono stati descritti proprio da una notizia emersa nelle ultime ore.

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Giorgia Meloni – newsmondo.it

La disdetta dell’asta della Premier

Tutto è iniziato quando, all’interno di un’inchiesta giornalistica, il Fatto Quotidiano ha messo in luce alcune “problematiche” relative alla casa d’aste incaricata dell’operazione. Una volta appreso ciò, la Premier ha deciso di congelare il contratto con la società in questione, ovvero la Bertolami Fine Art.

La decisione in questione è stata presa in attesa di ulteriori conferme. L’organizzatore a capo della società, è stato infatti raggiunto da una misura interdittiva a seguito di una vicenda giudiziaria che lo riguarda persoalmente.

Si infatti di un’indagine che risale a ormai diverso tempo fa, e che sembrerebbe riguardare decine di indagati con l’accusa di traffico illecito di reperti archeologici. Secondo gli inquirenti, alcune case d’asta stanno svolgendo il compito di “ripulire” quanto svolto in maniera illecita.

Palazzo Chigi ha dichiarato di non esserne a conoscenza, poiché l’indagine è stata svolta sotto la copertura del segreto istruttorio. Motivo per cui non è stato possibile escludere formalmente la società indagata.

Il precedente della società

La società che si sarebbe dovuta occupare dell’asta della Meloni ha inoltre un precedente. Nel 2022 scoppiò una polemica a causa della messa in vendita del volantino con cui le Brigate Rosse rivendicarono il sequestro di Aldo Moro e la morte del suo personale di scorta.

Il volantino in questione venne messo all’asta per oltre trenta mila euro, e il governo commentò quella notizia con particolare sdegno.

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ultimo aggiornamento: 16 Dicembre 2025 14:35

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