Aborto farmacologico: in Italia regna ancora il caos tra ritardi e disparità
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Direttore: Alessandro Plateroti

Aborto farmacologico: in Italia regna ancora il caos tra ritardi e disparità

paziente donna in ospedale per aborto

La situazione in Italia a proposito dell’aborto farmacologico è complessa e vede tante disparità tra le regioni. Gli ultimi dati.

Un tema molto delicato degli ultimi anni in Italia è quello dell’aborto farmacologico. il ministero della Salute ha emanato le nuove linee d’indirizzo sul tema ormai da tre anni ma la situazione nel Paese non sembra essere migliorata. Anzi. Sono ancora tanti i dubbi, i ritardi e le disparità sull’argomento, speice da una regione ad un’altra.

Aborto farmacologico in Italia: la situazione

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Come anticipato, sono ormai trascorsi oltre tre anni da quando il ministero della Salute italiano ha emanato le nuove linee d’indirizzo in tema aborto farmacologico. In particolare quello praticato con l’assunzione di due farmaci a 48 ore di distanza l’uno dall’altro, il mifepristone (la RU486, la pillola abortiva e il misoprostolo. Tale pratica è considerata sicura ed efficace e ha trovato l’approvazione anche della OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Eppure, al netto degli importanti cambiamenti sull’accesso a questa pratica, in Italia la situazione è più che mai caotica, con diverse problematiche relative a ritardi e differenze tra regione e regione. In tale ottica, pare anche difficile disegnare un quadro preciso che possa riassumere l’andamento sull’interruzione volontaria di gravidanza.

Mancanza di dati

Prima di tutto fa sottolineando come il ministero della Salute abbia introdotto alcuni importanti cambiamenti sull’accesso all’aborto farmacologico. In particolare l’estensione da sette a nove settimane per la somministrazione e la possibilità di effettuarla anche in consultorio e di riceverla in day hospital, quindi senza bisogno di ricovero in ospedale.

Nonostante tali novità, avere dei dati aggiornati resta piuttosto difficile anche perché l’ultima raccolta di informazioni proprio del ministero risale al 2020.

In tale ottica è stata una ricerca di ‘Medici del Mondo’, associazione che si occupa di assistenza sanitaria e accesso alla salute, a provare a dare un quadro più preciso.

Focus regioni: i problemi

La ricerca di Medici del Mondo, con focus sulle regioni italiane, ha sottolineato le grosse disparità che ancora oggi ci sono nel Paese. In primo luogo la difficoltà di garantire l’aborto farmacologico in consultorio. In questo senso l’attenzione ricade sull’Emilia Romagna dove, per esempio, l’aborto farmacologico in consultorio è attuabile solo in alcune delle sue città. Tale pratica, dal 2022, è prevista a Parma, Modena e San Giovanni in Persiceto, ma non a Bologna o in altri luoghi. La ragione è da ricercare nella mancanza di spazi e alla carenza di personale.

Particolare anche il caso del Lazio, regione che si avvicina maggiormente a soddisfare ogni linea guida indicata. In questo caso oltre alla somministrazione della RU486 nei consultori, il Lazio è anche l’unica regione italiana che permette di assumere il secondo farmaco (il misoprostolo) a casa propria. Anche in questo caso, però, vi è una problematica legata ad un tasso ancora significativo di obiettori e obiettrici di coscienza.

Altra situazione messa in evidenza dal rapporto di ‘Medici del Mondo’ è quella della Sicilia dove la pillola abortiva è ancora disponibile solo in ospedale.

Questa situazione, così come le differenze che abbiamo sottolineato tra le varie regioni, obbliga, molto spesso, le donne a doversi spostare e, in alcuni casi, anche a dover far fronte a liste d’attesa molto lunghe, anche di diverse settimane, cosa che si scontra con le tempistiche di chi, per esempio, deve assumerla e non può aspettare.

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ultimo aggiornamento: 22 Settembre 2023 10:02

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