L’inquinamento farmaceutico sta intossicando le acque e danneggiando la fauna selvatica, ecco quali farmaci stanno drogando i pesci.
I pesci sono diventati tossicodipendenti. Un recente studio pubblicato su Nature Sustainability ha rivelato che l’inquinamento causato da farmaci e droghe illegali rappresenta una crescente minaccia per la fauna selvatica. L’esposizione a questi composti sta provocando cambiamenti significativi nell’anatomia e nel comportamento degli animali acquatici, con potenziali conseguenze anche per gli esseri umani.
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Le varie dipendenze dei pesci
Le pillole contraccettive hanno causato l’inversione del sesso in alcune popolazioni di pesci, portandole al collasso numerico e all’estinzione locale, poiché i maschi si sono trasformati in femmine. I piccoli pesci Pimephales promelas diventano ansiosi dopo aver ingerito bassi livelli di caffeina. La trota fario, esposta alla metanfetamina, sviluppa gravi problemi cardiovascolari e al fegato.
Il Prozac trovato negli storni femmine, in concentrazioni comuni nei corsi d’acqua, le rende meno attraenti per i compagni, con i maschi che mostrano comportamenti più aggressivi e cantano meno per attirarle. Gli antidepressivi fanno anche perdere la paura dei predatori al pesce persico, rendendolo più vulnerabile.
Le sostanze nei mari
Le droghe e i farmaci entrano negli ecosistemi in vari modi. Se trattati in modo inadeguato durante la produzione, possono finire nelle acque. Michael Bertram, assistente professore all’Università svedese di scienze agrarie, spiega: “Quando una persona assume un farmaco, non tutto viene metabolizzato nel corpo. I residui finiscono nelle acque attraverso gli escrementi.” Come ripreso da leggo.it
Sostanze come caffeina, ansiolitici, antidepressivi, antipsicotici, cocaina e metanfetamina sono presenti nelle acque marine da decenni. Il problema è globale: uno studio recente ha misurato 61 farmaci diversi in fiumi di 1.052 località in 104 Paesi, rilevando che il 43,5% dei siti conteneva tracce di almeno un farmaco al di sopra dei livelli di sicurezza ecologica. I ricercatori hanno esortato l’industria farmaceutica a riformare urgentemente la progettazione dei farmaci per renderli più ecologici.
Un esempio citato da Bertram è il diclofenac, un antinfiammatorio usato nel bestiame in Asia meridionale, che ha causato una drastica riduzione della popolazione di avvoltoi in India. Tra il 1992 e il 2007, la popolazione di questi uccelli è diminuita di oltre il 97%, portando a un aumento dei casi di rabbia causati dai cani che si nutrivano delle carcasse non più consumate dagli avvoltoi.
Secondo i ricercatori, il ciclo di vita della produzione dei farmaci deve essere riformato per limitare i danni agli ecosistemi. Farmacisti, medici, infermieri e veterinari dovrebbero essere formati sull’impatto ambientale dei medicinali. I farmaci potrebbero essere progettati per degradarsi più facilmente dopo l’uso e il trattamento delle acque reflue dovrebbe essere migliorato per impedire l’inquinamento farmaceutico.
Gorka Orive, scienziata e professoressa di farmacia all’Università dei Paesi Baschi, ha dichiarato che “i farmaci ecologici riducono il potenziale di inquinamento durante l’intero ciclo di vita”. Devono essere progettati per essere efficaci e sicuri, ma anche per avere un rischio ridotto per la fauna selvatica e la salute umana quando presenti nell’ambiente.