Approfondimento sul caso di Indi Gregory, la piccola di 8 mesi deceduta dopo una battaglia legale e sanitaria.
Nella notte di lunedì 13 novembre, si è concluso il tragico percorso di vita di Indi Gregory. Dean Gregory, padre della piccola, ha comunicato a LaPresse il decesso della figlia di soli 8 mesi, colpita da una grave malattia mitocondriale. “Mia figlia è morta, la mia vita è finita all’1.45“, ha dichiarato il genitore, esprimendo dolore e rabbia per le circostanze che hanno accompagnato gli ultimi momenti di Indi.
La disperazione di una famiglia
Il padre ha espresso forte dissenso per le decisioni prese dal servizio sanitario e dai tribunali, accusandoli di aver negato alla piccola la dignità di una morte serena in casa. “Il servizio sanitario e i tribunali non solo le hanno tolto la possibilità di vivere, ma anche la dignità di morire nella sua casa“, ha sottolineato Dean Gregory, parlando di una modernità che, nel nome della pietà, sopprime i più deboli.
Il sostegno e l’impegno del Governo italiano
Nell’ambito di questa tragica vicenda, il governo italiano ha giocato un ruolo significativo. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha concesso la cittadinanza a Indi Gregory il 6 novembre, un tentativo di facilitare il suo trasferimento all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Tuttavia, la battaglia legale nel Regno Unito ha visto la decisione di interrompere i trattamenti vitali il 10 novembre, portando la piccola Indi in un hospice, dove le sono stati somministrati farmaci palliativi.
Le parole della presidente Meloni, “Abbiamo fatto tutto quello che potevamo, tutto il possibile. Purtroppo non è bastato“, sottolineano l’impegno ma anche l’impotenza di fronte a tali circostanze. Anche il vicepremier Matteo Salvini ha espresso il suo cordoglio, riconoscendo l’importanza delle parole di Dean Gregory e offrendo un abbraccio ai genitori di Indi.
La morte di Indi Gregory ha suscitato anche una discussione critica sulla cultura eutanasica. Pro Vita & Famiglia ha definito la decisione delle autorità sanitarie e legali britanniche come un atto di “barbarie”, sottolineando il rifiuto di esplorare alternative terapeutiche proposte dall’Italia. Anche l’ex senatore leghista Simone Pillon ha commentato l’evento, evidenziando la sua partecipazione nell’iter giudiziario a sostegno della famiglia Gregory.
La scomparsa di Indi Gregory lascia non solo un vuoto incolmabile nella vita dei suoi genitori, ma solleva anche interrogativi profondi sulla gestione delle malattie terminali, sul rispetto della dignità umana e sul ruolo delle decisioni giudiziarie in ambito medico. La comunità internazionale si trova di fronte a un caso che richiama alla riflessione e al dibattito su questi temi cruciali.