Ricordiamo Ambrogio Pelagalli, storico terzino del Milan e campione d’Europa, che ha lasciato un’impronta eterna nel cuore dei tifosi.
Il mondo del calcio piange la scomparsa di Ambrogio Pelagalli, terzino destro che ha segnato la storia del Milan e del calcio italiano, deceduto all’età di 84 anni. Con 235 presenze in Serie A e 6 gol, oltre a 139 presenze in Serie B. La sua carriera è stata una testimonianza di dedizione e talento sul campo.
La storia di un campione
Nato nella cantera del Milan, Pelagalli si impose come uno dei difensori più solidi e affidabili degli anni ’60. Dopo aver esordito in Serie A a soli 20 anni, il 29 maggio 1960, contro la SPAL, il suo talento fu subito evidente. Un prestito all’Atalanta non fece che accrescere la sua esperienza, preparandolo per quello che sarebbe stato il culmine della sua carriera. La vittoria della Coppa dei Campioni nel 1963 contro il Benfica. Dove il Milan si impose come il primo club italiano a trionfare in tale competizione.
Il rimpianto di una notte a Wembley
Il successo a Wembley, però, fu macchiato da un rammarico personale per Pelagalli: non poter partecipare alla finale a causa di un infortunio. Un evento che lo avrebbe visto protagonista, ma che lo costrinse a guardare i suoi compagni, tra cui le leggende Maldini e Rivera, scrivere la storia dal bordo campo.
Nonostante l’amarezza per quella serata londinese, la carriera di Pelagalli fu costellata di trionfi, tra cui uno scudetto con i rossoneri e numerose partite indimenticabili, segnando anche un gol in maglia rossonera. La sua avventura al Milan si concluse con un totale di 154 partite. Prima di passaggi significativi a Roma, Atalanta e infine nelle file di Taranto e Piacenza. Senza mai abbandonare il terreno di gioco senza aver dato tutto.
La sua versatilità fu dimostrata in una storica partita Roma-Milan del ’67-’68, quando fu costretto a sostituire il portiere espulso, dimostrando doti da estremo difensore che gli valsero l’ovazione dello stadio Olimpico.
Pelagalli sarà sempre ricordato non solo per i successi ottenuti ma anche per l’integrità, la passione e l’amore verso il gioco che ha dimostrato in ogni partita. Il calcio italiano ha perso uno dei suoi eroi più amati. Ma il suo spirito continuerà a vivere nelle memorie dei tifosi e nella storia del Milan.