Il primo aereo con italiani è partito da Kabul ed è arrivato in Italia. Di Maio: “Nei prossimi giorni continueremo a decollare”.
KABUL (AFGHANISTAN) – Il primo aereo con italiani è partito da Kabul nella serata italiana di domenica 15 agosto ed è atterrato in Italia nella giornata del 16 agosto.
Ad annunciare la partenza del volo era stato il ministro Di Maio intervenendo allo speciale di Radio1. “Il volo dell’Aeronautica militare con a bordo i nostri connazionali è in volo. A bordo, non dolo il personale dell’ambasciata e dell’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo, ma anche tanti nostri connazionali che erano in Afghanistan ed hanno risposto al nostro appello di tornare in Italia“. Il velivolo è arrivato a Fiumicino nella giornata di lunedì 16 agosto.
Con il primo volo sono rientrati gli uomini del personale diplomatico e alcuni afghani che hanno collaborato con le autorità italiane.
Di Maio: “Rimarrà un presidio diplomatico”
La situazione in Afghanistan è in continua evoluzione e la Farnesina la segue da vicino: “Nei prossimi giorni ci saranno altri voli – ha assicurato Di Maio riportato dall’Adnkronos – così come succede con le altre ambasciate straniere, resterà un presidio diplomatico e seguirà il protocollo di tutti gli altri Paesi. Come Roma rafforzeremo il supporto e poi in base a come evolverà la situazione, decideremo come rimodulare il dispositivo“. “Il nostro obiettivo – ha aggiunto il ministro – è stato quello di mettere in sicurezza il personale dell’ambasciata e tutti i nostri connazionali coinvolti e che hanno risposto al nostro appello“.
“La situazione è tragica”
Il ministro Di Maio ha ribadito che “la situazione in Afghanistan è tragica, ma non abbandoneremo la popolazione. Porteremo avanti progetti di cooperazione per tutelare i diritti delle donne e dei bambini ed è nostro dovere tenere la linea della collaborazione con il popolo afghano per aiutare i loro diritti facendo quello che l’Italia sa fare meglio: cooperazione allo sviluppo con progetti che aiutino la società civile“.
“Dopo quanto successo – ha aggiunto – dovremo porci qualche domanda come Occidente. In 20 anni abbiamo formato le forze militari e dell’ordine afghani e una resa così veloce lascia diversi interrogativi“.