Il sociologo Mario Morcellini parla dei motivi legati al crescente disinteresse degli italiani verso la guerra in Ucraina.
In merito alla guerra in Ucraina, il sociologo Mario Morcellini avverte: “c’è sicuramente un effetto ‘stanchezza'”. Questo sarebbe il motivo legato al crescente disinteresse dei cittadini italiani in merito al conflitto attualmente in corso in Ucraina? Non solo. Il sociologo lo spiega nel dettaglio, in un’intervista all’AdnKronos.
Le parole del sociologo
“C’è sicuramente un effetto ‘stanchezza’. Più che una sparizione della notizia, noto un suo allontanamento dai titoli di testa dei quotidiani ma non lo vedo come definitivo, bensì molto legato alle vicende belliche“. Queste le parole di Mario Morcellini, sociologo, all’AdnKronos. “È vero che c’è stata una diminuzione dell’interesse ma, se devo essere sincero, è un crollo congiunturale: le elezioni hanno, seppur lievemente, interferito”, spiega Morcellini.
Secondo il sociologo, ci sono “tre fattori” alla base della situazione: “il primo è che c’è un elemento di saturazione dell’attenzione. È terribile dirlo, ma soprattutto sui fatti critici accade che gli ascoltatori conoscano momenti di stanchezza e quasi di rifiuto. Non è successo con il Covid, perché il Covid ha avuto la spietatezza di presentarsi e andar via più volte. Era difficile essere certi di quale fosse ‘l’ultima puntata’ quindi l’interesse era sempre alto”, osserva.
“Il secondo è la concorrenza di altri appuntamenti contestuali, come ad esempio le elezioni referendarie, che hanno variato la dieta degli ‘iperattivi dell’attenzione’. E’ noto che gli italiani nella settimana prima delle elezioni sono incerti, e quella settimana dunque non deve essere giudicata come attendibile rispetto all’interesse verso l’Ucraina”.
Il terzo fattore “sono le pazzesche divisioni dell’opinione pubblica“, afferma il professore. “I talk show, infatti, credono di avere il dovere di costruire punti di vista opposti, ma questa è una sopraffazione della verità, perché i punti di vista opposti sono in realtà un costrutto che serve solo all’economia della tv, cioè a radicalizzare i punti di vista. Se ci riflettiamo bene, a lungo c’è stata compattezza sulla vicenda dell’Ucraina, non solo dei governi, ma dell’opinione pubblica“.