Al Bano: “Nessuno vuole lavorare. Colpa del reddito di cittadinanza”

Al Bano: “Nessuno vuole lavorare. Colpa del reddito di cittadinanza”

Il cantante italiano Al Bano ha dichiarato che nessuno vuole lavorare nelle sue tenute, dando la colpa al reddito di cittadinanza.

Il reddito di cittadinanza è una misura estremamente controversa. In molti ritengono che la misura portata avanti dal Movimento 5 Stelle sia uno strumento efficace per aiutare chi è senza lavoro a trovare un’occupazione. Altri, invece, pensano che il reddito di cittadinanza sia un modo per dare una mano ai cittadini senza lavoro, senza però incentivarli a trovare un’occupazione, causando nel frattempo un’ondata di lavoro nero senza fine. Il cantante italiano Al Bano, nome d’arte di Albano Carrisi, ha dichiarato di essere contro il reddito di cittadinanza, in quanto non riesce a trovare lavoratori che vogliano produrre olio e vino nelle sue tenute. Queste le parole di Al Bano, intervistato dal settimanale Nuovo.

Le dichiarazioni di Carrisi

“La mancanza di manodopera è una realtà drammatica con cui mi scontro ogni giorno con la mia azienda agricola. La causa? Il reddito di cittadinanza innanzitutto”. Queste le parole di Al Bano, il quale, oltre ad essere uno dei cantanti di maggior successo della storia italiana, produce olio e vino all’interno della sua tenuta di Cellino San Marco, in Puglia. Nella tenuta, ci sono anche un ristorante e un albergo, e Al Bano si è lamentato di non trovare manodopera disposta a lavorare nella sua azienda a causa del reddito di cittadinanza.

Al Bano

In un’intervista tenuta per il settimanale Nuovo, Al Bano si è unito al coro delle lamentele legate alla mancanza di manodopera e di volontà di lavorare dei giovani, alimentate negli ultimi tempi da volti noti dell’imprenditoria come Flavio Briatore e Alessandro Borghese. Il cantante e imprenditore italiano, però, non ha solamente criticato lo stato attuale delle cose, ma ha anche lanciato delle possibili soluzioni: “Bisognerebbe fare come in Germania, dove già a 12 anni i ragazzi dopo la scuola fanno apprendistato nelle imprese”.