Assolto per il caso Meredith Kercher dopo tanti anni, Raffaele Sollecito ha parlato anche del giallo di Garlasco e di Alberto Stasi.
Si era espresso qualche settimana fa sul caso del delitto di Garlasco in modo molto netto. Adesso, parlando all’Ansa, Raffaele Sollecito, che per il delitto di Meredith Kercher avvenuto a Perugia la sera tra il primo e il 2 novembre del 2007 venne accusato e poi definitivamente assolto, è uscito nuovamente allo scoperto confrontando la sua situazione con quella di Alberto Stasi, in carcere con l’accusa di aver ucciso Chiara Poggi.

Raffaele Sollecito e lo stigma sociale
“Diciotto anni dopo l’omicidio di Meredith Kercher, voglio denunciare una forma di condanna che nessuna sentenza può cancellare, lo stigma sociale verso chi è stato ingiustamente in carcere”. Sono state queste le prime parole di Raffaele Sollecito all’Ansa parlando della situazione vissuta e che, evidentemente, continua a vivere anche a distanza di anni dopo essere stato assolto dal caso della morte di Meredith Kercher.
“È una discriminazione silente ma devastante. Sono stato assolto definitivamente nel 2015 dopo quattro anni di carcere e otto anni di processo basato su ricostruzioni completamente inventate. Eppure, ancora oggi, molti continuano a pensare che l’abbia fatta franca. È una discriminazione silente ma devastante, che si manifesta negli sguardi, nei commenti, persino negli atteggiamenti istituzionali come la negazione di qualsiasi risarcimento”, ha detto ancora Sollecito.
“Come Alberto Stasi”
Le parole di Sollecito si sono poi spostate al caso di questi ultimi mesi: il delitto di Garlasco. Di fatto, per Sollecito, Alberto Stasi starebbe vivendo la sua stessa condizione. “Penso ad Alberto Stasi, ingiustamente in carcere per l’omicidio di Garlasco di cui è innocente“, ha detto. “Come nella mia vicenda, sentenze ondivaghe e ricostruzioni fantasiose hanno creato un marchio indelebile che va oltre ogni verdetto. Oggi vivo in Puglia e lavoro come architetto del cloud, progettando le infrastrutture digitali per aziende di medie e grandi dimensioni. Lavoro da remoto e viaggio spesso, il che mi offre molta libertà e ne sono molto grato”.
L’uomo ha spiegato di essere riuscito a ricostruirsi una vita professionale, “ma il peso di un’assoluzione che agli occhi di molti non basta a certificare l’innocenza è qualcosa con cui devo convivere ogni giorno”. Sollecito ha anche aggiunto: “Serve una riforma non solo della giustizia, ma della memoria collettiva. Perché nessuno dovrebbe essere condannato per sempre dall’opinione pubblica quando la legge lo ha dichiarato innocente”.