Possiamo ammettere che quanto avanzato dallo chef stellato Alessandro Borghese, è una proposta che si può ben rifiutare!
Eccolo lì, lo chef stellato Alessandro Borghese, in preda, forse, ad una sorta di delirio di probabile onnipotenza. Sì, perchè per Alessandro, i giovani sono pigri e comodisti e allora come svegliarli? Nell’ambito di un’intervista rilasciata per il Corriere della Sera, il famoso chef, protagonista di format televisivi di successo, ha apertamente dichiarato che: “Lavorare non significa essere per forza pagati”.
Beh, che dire! Senza nulla togliere alla nobilitante arte della gavetta, però è pur vero che a tutto c’è un limite. E quel limite consiste nella sottile soglia che si interpone tra l’imparare e il becero sfruttamento. Un limite sottile, ma chiaro e ben conosciuto ai più. Coloro che fingono di ignorarlo, non fanno altro che partecipare neutramente al gioco tossico del “6 mesi di stage formativo a gratis”.
Il pensiero di Borghese
Di tutt’altro avviso, pare, invece, Alessandro Borghese. Per lo chef, si tratterebbe di un “problema generazionale”, prerogativa che si cataloga come il risultato dell’assenza di “devozione e spirito di sacrificio”. Con queste parole, Alessandro colpisce un’intera generazione di giovani, facenti la fame, con paghe minime, senza considerare l’infinita orda di giovani e meno giovani, scappati all’estero in preda alla disperazione.
Borghese punta il dito e il popolo si infiamma. A Livorno, spuntano addirittura striscioni avvelenati, contro le sue recenti dichiarazioni paternalistiche. Per Borghese, è inammissibile che i ragazzi “pretendano garanzie per lavorare”.
La teoria di Borghese, quindi, si rifarebbe all’antico adagio “lavorare per imparare”, senza una lira in tasca, ma con anni e anni di formazione accumulata.
Così, mentre Borghese squazza nei suoi monologhi appassionati, la disoccupazione giovanile, in Italia, raggiunge picchi mai visti, infarciti di contratti precari, spesso funzionanti “a giornata”. Parliamo di oltre un milione di giovani sotto i 35 anni, alla disperata ricerca di un lavoro dignitoso.