Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, non parteciperà alla finale del Premio Strega e lancia un messaggio pungente alla Fondazione Bellonci.
Mentre Roberto Mancini prende una posizione netta a favore del candidato appoggiato da Giorgia Meloni, il ministro della Cultura Alessandro Giuli resta ai margini della scena del Premio Strega. Un’assenza motivata, come detto in un’intervista ad Adnkronos, ma accompagnata da dichiarazioni che rivelano una certa distanza con l’organizzazione del premio letterario più prestigioso d’Italia.

Premio Strega, assente anche Geppi Cucciari
Alessandro Giuli ha sottolineato con sarcasmo: “La serata del Premio Strega sarà bella lo stesso. Magari un po’ meno divertente, senza Geppi Cucciari e Alessandro Giuli“. Un riferimento autoironico, ma che richiama anche i noti “siparietti” tra lui e la comica sarda.
Celebre l’episodio al Quirinale durante la cerimonia dei candidati ai David di Donatello, dove Cucciari, rivolgendosi direttamente al ministro, lo aveva stuzzicato con una battuta sagace: “Voglio portarle la mia solidarietà, perché molti sottolineano la sua retorica, il suo eloquio forbito, la parola che squadra da ogni lato l’animo nostro informe. In realtà sono sempre interventi cristallini, lei è l’unico ministro i cui interventi possono essere addirittura ascoltati al contrario come un disco dei Black Sabbath e a volte migliorano“.
Perché il ministro Giuli non sarà presente alla finale
Giovedì 3 luglio il Ninfeo di Villa Giulia ospiterà la finale del Premio Strega, ma senza la presenza del ministro della Cultura. Alessandro Giuli sarà infatti impegnato all’estero, in visita istituzionale in Germania, dove incontrerà il ministro della Cultura tedesco.
Tuttavia, le sue parole all’Adnkronos non si limitano a spiegare i motivi dell’assenza, ma suggeriscono anche una certa freddezza nei rapporti con la Fondazione Bellonci. “Sono stato sì invitato alla serata della premiazione ma a differenza del passato, dalla Fondazione Bellonci non ho più ricevuto alcun segnale, né un libro candidato, dopo la mia nomina a Ministro della Cultura“, spiega.
Un’osservazione seguita da un commento ironico ma tagliente: “Forse come ministro, da ‘Amico della domenica’, sono diventato ‘nemico della domenica‘”.