Alessia Pifferi, svolta clamorosa: su cosa punta la difesa per l’appello

Alessia Pifferi, svolta clamorosa: su cosa punta la difesa per l’appello

Alessia Pifferi ricorre in appello: la difesa chiede di rivedere la sentenza, puntando su una nuova perizia psichiatrica.

La vicenda giudiziaria di Alessia Pifferi, condannata all’ergastolo per la morte della figlia Diana, non si è conclusa con il primo grado di giudizio.

La difesa della donna ha infatti depositato un ricorso presso la Corte d’Assise d’Appello di Milano, chiedendo di annullare la sentenza di omicidio volontario e invocando una nuova perizia psichiatrica.

Secondo gli avvocati difensori, infatti, non sarebbe stato adeguatamente valutato il presunto grave ritardo cognitivo dell’imputata.

La richiesta di nuova perizia psichiatrica per Alessia Pifferi

Nel ricorso, come riportato da Leggo.it, l’avvocata di Alessia Pifferi ha sottolineato l’importanza di effettuare una nuova perizia psichiatrica.

La difesa, infatti, sostiene che la documentazione prodotta in primo grado non abbia valutato a fondo lo stato mentale della donna, che soffrirebbe di un grave ritardo cognitivo.

Ha il quoziente intellettivo di una bimba di 7 anni“, ha dichiarato la legale, evidenziando come ciò possa aver compromesso la capacità della donna di comprendere le conseguenze delle sue azioni.

Secondo la difesa, Pifferi: “Non ha mai voluto uccidere la figlia ed esiste un reato nel nostro codice, che è l’abbandono di minore: è il nostro caso, è la morte di Diana“.

A complicare ulteriormente il quadro, però, ci sono anche indagini parallele che vedono coinvolte quattro psicologhe e l’avvocata della donna, accusate di falso e favoreggiamento.

Secondo la procura, queste persone avrebbero manipolato i test psichiatrici per facilitare l’ottenimento di una diagnosi favorevole all’imputata.

Le motivazioni della condanna e il ricorso contro il “dolo”

La Corte d’Assise di Milano ha accolto le richieste del pubblico ministero, condannando Alessia Pifferi all’ergastolo.

Secondo i giudici, la donna avrebbe agito con “futile ed egoistico movente“, lasciando la figlia sola per potersi concedere un fine settimana con il compagno.

Tuttavia, il ricorso della difesa si concentra sull’esclusione del dolo. Secondo l’avvocato della donna è proprio la sua condizione mentale deve essere riconsiderata.