Nuovi dettagli nel caso Alessia Pifferi: scoperto un presunto piano per simulare un ritardo mentale grave. Indagati l’avvocato e i psicologi.
Il caso di Alessia Pifferi è al centro di un un filone parallelo dell’inchiesta: sette persone – tra cui psicologhe, l’avvocata Alessia Pontenani e il consulente Marco Garbarini – sono indagate. Per cosa? Per falso, falsa testimonianza e favoreggiamento.
Il punto centrale delle accuse, riporta Fanpage, riguarda un presunto piano per simulare una condizione di grave ritardo mentale nella donna, con lo scopo di influenzare le decisioni della Corte.
Alessia Pifferi: il ruolo della “Mantide della Brianza”
La testimonianza di Tiziana Morandi, ex compagna di cella di Alessia Pifferi, ha gettato nuova luce su quanto accaduto. La 49enne, conosciuta come la “Mantide della Brianza” per aver narcotizzato e derubato nove uomini, ha raccontato di essere stata testimone diretta di questo piano.
Secondo il suo racconto al pm, l’avvocata avrebbe detto alla sua assistita di “fare la scema” per sembrare affetta da un grave ritardo mentale. “Invitava Pifferi a simulare in carcere comportamenti e atteggiamenti idonei a far apparire, contrariamente al vero, come una ‘fuori di testa’“, ha dichiarato.
La donna ha aggiunto che l’accusata le avrebbe confidato di non poter discutere apertamente della strategia, Temendo di essere ascoltata: “Devo fare la mongoloide perché ci sono cimici dappertutto“.
Il piano orchestrato nei minimi dettagli
Le accuse formulate dal pm si estendono anche ai professionisti che avrebbero aiutato Alessia Pifferi a costruire questa facciata. Le psicologhe coinvolte, alcune delle quali operanti a San Vittore, avrebbero somministrato test e protocolli psichiatrici con risultati già preimpostati. Mentre i colloqui clinici sarebbero stati annotati in modo falso.
Un ruolo centrale sarebbe stato ricoperto dal consulente di parte Marco Garbarini, che – secondo l’accusa – avrebbe fornito indicazioni dettagliate su come simulare sintomi di disturbi psichici.
Tra i dettagli emersi c’è anche la richiesta da parte dell’accusata a Tiziana Morandi di una “velina nera“. Le serviva da indossare in tribunale, per accentuare l’impressione di instabilità mentale.